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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi 2010-02-04

L'Iran avvia il processo di arricchimento dell'uranio

MILANO - Durissimo attacco da Teheran contro il premier Berlusconi, all'indomani della visita di Stato in Israele.

Una nota pubblicata sulla tv di Stato iraniana parla di "servigi resi ai padroni israeliani"

Il riferimento è alle dichiarazioni fatte dal premier alla Knesset.

"CADAVERI CALPESTATI" - "Dopo aver rilasciato dichiarazioni decisamente discutibili sull'Iran - prosegue la nota - il premier italiano è arrivato a dire che la guerra contro Gaza fu giusta, calpestando così i cadaveri di 1.400 civili palestinesi uccisi l'anno scorso da Israele durante tre settimane di folli bombardamenti".

E durante il discorso in Parlamento "ha completato tutta la serie di servigi fatti ai padroni israeliani", dopo aver rivolto all'Iran "tutte le accuse possibili, a partire da quella di voler sviluppare armi nucleari".

Critiche alle parole di Berlusconi, e in particolare all'accostamento Gaza-Shoah, arrivano anche dalla stampa israeliana con Maarev che ironizza su "Silvio-Cesare".

Nuovo affondo sull'Iran: "Sanzioni efficaci"

Berlusconi parla alla Knesset: "La reazione di Israele su Gaza fu giusta"

L'Anp attacca: fu aggressione.

Il premier corregge il tiro con Abu Mazen: "Dolore per Gaza come per Shoah"

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Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

40° Anniversario - SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE

Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto, pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare.. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio..

 

Il Mio Pensiero:

Presidente del Consiglio dei Ministri On. le Silvio Berlusconi,

Lei dovrebbe rappresentare il ns. Popolo Italiano che da oltre 60 anni si è dimostrato un Popolo Pacifico, a Favore dei Popoli Poveri ed Oppressi contro le Guerre.

Tanto è dimostrato dall'aver avuto anche un Presidente Italiano all'ONU, Amintore Fanfani, ed alla Presidenza Europea Romano Prodi, che ha raccolto il plauso di tutti.

Presidente, la Sua presa di posizione in Israele non credo sia stata la migliore a livello diplomatico.

E' vero, l'Iran ha una posizione politica non giusta, persegue degli obiettivi sbagliati per la Pace, minaccia Israele, opera alla destabilizzazione dell'Iraq.

La sua minaccia nucleare è talmente insignificante da non destare alcuna paura; il suo non arsenale atomico è nulla a confronto della immensa potenzialità di quello Americano e degli altri Paesi alleati dell'America.

I missili dell'Iran non sono tanto più capaci di quelli che Saddam inviava contro Israele nella 1a Guerra del Golfo, dove tutti erano intercettati dai missili Israeliani, e facevano un sonoro Pluf.

La forza dell'Iran è nulla sotto il profilo Militare per una guerra moderna !

Tuttavia è notevolissimo per una guerra tradizionale, come è stato dimostrato dai 10 anni di guerra con l'Iraq, che costò milioni di morti.

Ben diverso sarebbe dare all'Iran le Armi della "Solidarietà Islamica, Guerra di Religione", o il supporto Cinese in caso di esasperazione delle diatribe internazionali, e dare ulteriore spazio a BinLaden, come è stato fatto irresponsabilmente e si è ottenuto con la Guerra in Irak.

Non dobbiamo assolutamente dargli alcun alibi, mentre l'Iran va costretto alla democrazia con sanzioni severe a livello internazionale, aiutando l'opposizione democratica ad emergere e diventare maggioranza.

Ma non sia l'Italia in prima persona a sbraitare ed imporle!

E' inutile e dannoso che l'Italia si dia da sola la zappa sui piedi, ottenendo viceversa ritorsioni da parte dell'Iran, compromettendo gli investimenti ed i ns. lavori in Iran, come è pure successo in Iraq:

- Cerano nostre società che avevano investito ed operavano in maniera equa nell'estrazione del Petrolio, ne è stata danneggiata l'intera economia Italiana.

Oppure qualcuno mira allo sfaldamento dell'ENI, a disaggregare le attività petrolifere da quelle del Gas, il che potrebbe costare caro all'ENI ed all'economia Italiana. Sin dall'inizio, grazie ad Enrico Mattei, l'ENI ha avuto un ruolo internazionale che ha rotto l'equilibrio delle 7 Sorelle, operando per una politica internazionale non imperialistica ma di reciproco rispetto con i Paesi Produttori di Petrolio.

Se questo è quello che qualcuno trama, è gravissimo.

La battaglia con l'Iran si può e si deve vincere con le armi della Democrazia e della Pace, perché le chance sono superiori a quelle della 2a del Golfo con l'Iraq, essendoci in Iran una signora Opposizione che è capace di mobilitare parte del Popolo Iraniano, che non merita i milioni di morti che una Guerra provocherebbe:

- No, non dobbiamo ripercorrere la strada sbagliata che porta ad una nuova guerra, perchè sarebbe veramente destabilizzante a livello mondiale !

L'INTERESSE dell'ITALIA è la PACE nella DEMOCRAZIA, nello SVILUPPO ECONOMICO SOCIALE dei POVERI del MONDO.

Per arrivarci bisogna operare togliendo all'Iran gli artigli dell'Islamismo, e la prima mossa è quella di portare la Vera Pace in Palestina, garantendo in questo modo anche Israele, facendo della Palestina un Protettorato dell'Europa, che dia sicurezza e sviluppo ai Palestinesi, vincendo in essi l'Odio per un nemico che gli fu imposto dalle Potenze Vincitrici della 2a Guerra Mondiale, i nuovi Potenti del mondo, per liberarsi la Coscienza dai tremendi delitti che Itler e la Germania avevano compiuto per oltre un ventennio, grazie alla neutralità dei potenti dell'Epoca, e grazie alla compromissione di Mussolini e dell'Italia Fascista.

I Palestinesi ora sono alla mercè dell'Islamismo guerrafondaio, delle Parole farneticanti di BinLaden (rinato con la Guerra in Iraq dopo che sembrava morto all'indomani di quella precedente in Afghanistan) e della politica dei Coloni della Destra Israeliana, liberiamoli entrambi dando ai Palestinesi ed agli Israeliani un possibilità di convivere separati, ciascuno con un proprio Stato Sovrano, per rimescolarsi poi nella vita reale di uno sviluppo economico sociale da cementare con l'AMORE e la PACE, tanto più che gli Israeliani hanno i soldi, ed i Palestinesi la manodopera che ha voglia di ricominciare una nuova Vita.

Per. Ind. Giacomo Dalessandro

 

Dal Sito Internet de il SOLE 24 ORE

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2010-02-09

 

AVVENIRE

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2010-02-09

9 Febbraio 2010

TEHERAN

Nucleare, l'Iran tira dritto:

iniziato arricchimento uranio

Gli scienziati iraniani hanno iniziato, nell'impianto di Natanz, il processo di arricchimento dell'uranio al 20 per cento. La notizia è stata confermata ufficialmente dal capo del programma nucleare iraniano, Ali

Akbar Salehi. Il processo è iniziato di prima mattina, alla presenza di ispettori internazionali. La decisione di produrre combustibnile nucleare era stata annunciata domenica scorsa dal presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, dopo mesi di fruttuosi negoziati con L'Occidente, che avevano moltiplicato i sospetti sul programma nucleare dell'Iran. E il passo odierno arriva mentre le potenze occidentali accelerano sul fronte delle sanzioni, nel timore che Teheran possa arrivare presto all'arma atomica.

Arricchire l'uranio al 20 per cento è un passo tecnologico importante: finora l'Iran non aveva mai superato il tetto del 3,5 per cento, più che sufficiente per alimentare un programma nucleare civile. Le

8.692 centrifughe concentrate nel sotterraneo di Natanz, l'impianto di arricchimento nel deserto alle porte di Teheran, non avevano mai superato questo livello, nonostante gli ispettori dell'Aiea si fossero praticamente convinti che esistesse un altro sito dedicato all'arricchimento dell'uranio. Anche simbolicamente dunque l'evento è importante. Sette anni di scontro aperto con le potenze occidentali e tre ondate di sanzioni imposte dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu non sono riusciti a fermare la corsa degli scienziati iraniani che ora, a detta degli esperti, dispongono di competenze tecniche per produrre testate nucleari.

Con il via all'arricchimento al 20% si allontana l'ipotesi di un accordo sullo scambio di combustibile nucleare, come aveva fatto sapere lunedì la stessa Aiea. In sostanza l'Iran avrebbe dovuto impegnarsi a trasferire all'estero per il ricondizionamento "civile" tutto il suo stock di uranio a basso arricchimento, cioè 1.700 chilogrammi, in cambio di una fornitura di uranio arricchito al 20 per cento per alimentare

il suo reattore di ricerca a Teheran, prezioso per la produzione di isotopi nella lotta contro il cancro. Ma quando ha capito che i suoi scienziati potevano arrivare da soli all'arricchimento fino al 20 per cento, il regime ha deciso che il gioco non valeva la candela.

Gli Usa hanno già detto che vogliono che il Consiglio di Sicurezza dell'Onu si muova rapidamente verso nuove sanzioni, e ha chiesto una risoluzione "entro settimane, non mesi". Ma la Cina, che come gli Usa dispone del diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza, rimane riluttante e, subito dopo l'annuncio di Teheran, ha rilanciato la richiesta di nuovi negoziati.

 

 

 

 

2010-02-04

4 Febbraio 2010

Teheran

L'Iran contro Berlusconi:

"Servigi ai padroni israeliani"

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha reso una "serie di servigi ai padroni israeliani" con le dichiarazioni fatte durante la sua visita in Israele. Lo ha affermato il sito in italiano della radiotelevisione di Stato iraniana.

"Dopo aver sparato dichiarazioni decisamente discutibili sull'Iran - afferma il sito - il premier italiano è arrivato a dire che la guerra contro Gaza fu giusta, calpestando così i cadaveri di 1.400 civili palestinesi uccisi l'anno scorso da Israele durante tre settimane di folli bombardamenti".

Berlusconi, si aggiunge nel commento, "durante il suo discorso ieri alla Knesset ha completato tutta la serie di servigi fatti ai padroni israeliani", dopo che, "prima e durante la visita in Israele aveva rivolto all'Iran tutte le accuse possibili, ad iniziare da quella di voler sviluppare armi nucleari".

 

 

 

 

3 Febbraio 2010

ISRAELE

Medio Oriente, Berlusconi

si propone come mediatore

Il presidente del consiglio Silvio Berlusconi ha concluso oggi il suo viaggio durato tre giorni in Israele e a Betlemme nel corso del quale ha cercato di rilanciare il dialogo e i negoziati di pace fra le due parti, rimanendo però inascoltato. In occasione delle due conferenze di stampa congiunte sia il premier israeliano Benjamin Netanyahu sia il presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) Mahmoud Abbas, detto Abu Mazen, hanno affermato di essere sì aperti a un rilancio dei negoziati senza però accettare l'esplicita offerta presentata da Berlusconi di un rilancio delle trattative, magari con una tappa ad Erice, in Sicilia.

La giornata è stata segnata anche da due frasi che hanno fatto discutere: la prima pronunciata alla Knesset quando ha definito "giusta" la reazione scatenata da Israele a Gaza un anno fa. Nel pomeriggio poi a Betlemme, rispondendo a un giornalista Rai che gli chiedeva le impressioni alla vista del muro di cemento che circonda Betlemme, ha detto di non averlo visto mentre passava perché distratto dalla lettura.

IL TENTATIVO DI MEDIAZIONE

"Oggi pomeriggio mi rivolgerò, con un appello che viene dal cuore, al presidente Abbas affinché torni al tavolo del negoziato e consegni alla storia un accordo per la pace e lo sviluppo economico del suo popolo, della sua terra, dando vita così a quello Stato Palestinese che la comunità internazionale attende", ha detto stamattina Berlusconi alla Knesset. "Se potesse essere utile, l'Italia sarebbe felice di mettere a disposizione Erice", ha ripetuto Berlusconi in più occasioni.

Da parte sua Netanyahu, nella conferenza stampa congiunta di ieri, aveva detto: "Abbiamo la voglia e il modo per arrivare alla pace", e indicando poi il tendone sotto cui si trovavano, "La cosa più semplice è entrare in questa tenda o qualsiasi altra tenda che può essere sede di colloqui di pace, ma la chiave è entrare nella tenda". Anche Abu Mazen non si è sbilanciato, ringraziando Berlusconi, ma restando fermo sulla questione degli insediamenti, definiti "illegittimi".

"Ringraziamo il presidente Berlusconi per l'attenzione constante al problema palestinese e la necessità di raggiungere un accordo per due stati che rappresenta un fatto importante per tutta le regione. Noi abbiamo avuto colloqui e parlato della situazione attuale nei territori occupati e fatto presente il pericolo degli insediamenti. Siamo sempre positivi per raggiungere la pace", ha detto.

BERLUSCONI NON NOTA MURO BETLEMME, "PIOMBO FUSO" FU GIUSTO

Nel corso della visita il presidente del Consiglio, dicevamo, è però scivolato in due occasioni.

"Devo deluderla perché non me ne sono accorto, stavo mettendo in ordine le mie idee su cosa avrei detto al presidente e me ne scuso", ha detto Berlusconi rispondendo a un cronista che gli domandava che impressione gli avesse fatto il muro che attorno a Betlemme divide gli israeliani dai palestinesi e che il presidente ha attraversato per raggiungere la cittadina, dove si è incontrato per circa quaranta minuti con Abu Mazen.

La mattina, nel corso dell'intervento alla Knesset Berlusconi aveva definito "giusta" - un aggettivo aggiunto a braccio rispetto al discorso scritto - la reazione di Israele al lancio dei missili da parte di Hamas che un anno fa era poi sfociata nell'operazione Piombo fuso, durante la quale persero la vita circa 1.400 palestinesi.

CERCANDO UN EQUILIBRIO, BLOCCO INSEDIAMENTI E SANZIONI IRAN

Berlusconi ha cercato per tutto il viaggio di avere una posizione di equilibrio tra le due parti, da un lato chiedendo il blocco degli insediamenti israeliani, "ostacolo alla pace", dall'altro insistendo sulla necessità dell'unione della comunità internazionale per contrastare il programma nucleare iraniano tramite sanzioni efficaci.

"La politica israeliana degli insediamenti può rappresentare un ostacolo alla pace. Voglio dire al popolo e al governo israeliani, da amico, con il cuore in mano, che perseverare con questa politica sarebbe un errore", ha detto alla viglia della sua visita in un'intervista rilasciata al quotidiano liberal israeliano Haaretz.

Quanto al piano del nucleare dell'Iran, "non si possono ammettere cedimenti: occorre ricercare la più ampia intesa a livello internazionale per impedire e sconfiggere i disegni pericolosi del regime iraniano", ha detto Berlusconi. "La via da percorrere è quella del controllo multilaterale sugli sviluppi militari del programma nucleare iraniano, quella del negoziato risoluto, quella delle sanzioni efficaci.

Per quel che riguarda l'Iran, il Cavaliere ha ieri annunciato che l'Eni si è ritirata dalla terza fase di sviluppo del giacimento di Darkhovin, notizia però smentita stamane dall'Iran.

Sul fronte personale, Berlusconi è uscito rafforzato nel suo rapporto con Israele da questa visita.

Netanyahu lo ha chiamato più volte "il più caro amico di Israele al mondo", un "leader coraggioso" e amato dagli israeliani. "Gli incontri sono stati fruttuosi, tutti mi hanno caricato di grandi responsabilità e spero di poter essere utile", ha detto il premier al termine del viaggio, visitando la Basilica della Natività.

 

 

 

 

 

CORRIERE della SERA

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2010-02-09

Washington: "È una mossa provocatoria"

Nucleare, Teheran non si ferma

Avviato l'arricchimento dell'uranio

Produzione di uranio arricchito al 20% nell'impianto di Natanz. Usa e Francia: "Sanzioni dure". No di Pechino

Washington: "È una mossa provocatoria"

Nucleare, Teheran non si ferma

Avviato l'arricchimento dell'uranio

Produzione di uranio arricchito al 20% nell'impianto di Natanz. Usa e Francia: "Sanzioni dure". No di Pechino

MILANO - Come preannunciato dal presidente Mahmud Ahmadinejad, l'Iran ha avviato la produzione di uranio arricchito al 20 per cento nell'impianto di Natanz. La notizia, resa nota dalla tv di Stato, è stata confermata da Ali Akbar Salehi, capo dell'Organizzazione iraniana per l'energia atomico. L'avvio del programma, annunciato nei giorni scorsi e che rappresenta una nuova sfida alla comunità internazionale, era stato notificato formalmente all'Aiea (l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica) lunedì. L'Aiea, l'agenzia dell'Onu per l'energia nucleare, ha confermato quanto dichiarato da Teheran, e cioè che un gruppo di suoi ispettori è presente nell'impianto di Natanz. Ogni mese, ha sottolineato Salehi, saranno prodotti tra i tre e i cinque chilogrammi di uranio arricchito al 20% saranno, almeno il doppio quindi di quanto necessario per alimentare un reattore con finalità mediche a Teheran, pari a 1,5 chilogrammi al mese.

"SANZIONI SUBITO" - Il segretario di Stato Usa, Robert Gates, ha chiesto che le sanzioni Onu contro l’Iran, per il suo programma nucleare, siano imposte "entro qualche settimana, non mesi". Il portavoce del Pentagono, Geoff Morrell, ha spiegato che secondo Gates "è giunto il momento di concretizzare" le minacce di nuove sanzioni e avanzare delle proposte al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Gates è di ritorno negli Stati Uniti, dopo un tour in Europa segnato da una tappa anche in Italia. Washington, che aveva definito "una mossa provocatoria" l'annuncio di Teheran sull'arricchimento dell'uranio e che può contare sul totale appoggio della Francia di Nicolas Sarkozy, ha ora aumentato il suo pressing sugli alleati occidentali affinché si possa procedere "tutti uniti" verso un incremento delle pressioni contro Teheran, colpevole di avere "molto deluso" le aspettative riguardo alla sua collaborazione sul dossier nucleare. E anche il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha lanciato un appello alla comunità internazionale per imporre "sanzioni paralizzanti" contro la Repubblica islamica, in ragione dello sviluppo del suo programma nucleare. Una nuova proposta di sanzioni potrebbe essere presentata al Consiglio di Sicurezza dell’Onu entro la fine di febbraio, durante la presidenza di turno della Francia favorevole a posizione più rigide nei confronti di Teheran. A frenare le iniziative degli occidentali è la Cina, tradizionalmente contraria a nuove sanzioni contro l’Iran. Martedì mattina il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Ma Zhaoxu, ha spiegato in conferenza stampa che il suo paese "auspica che le parti in causa aumentino gli sforzi e spingano per un progresso in direzione del dialogo e dei negoziati" con l’Iran per il suo programma nucleare.

NO ALL'ACCORDO - La decisione di dare il via all'arricchimento dell'uranio, è stata presa dall'Iran a causa del blocco dei negoziati con il Gruppo 5+1 (Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna, Germania) sulla fornitura alla repubblica islamica del combustibile arricchito al 20% di cui dice di avere bisogno per un reattore di ricerca medica a Teheran. I dirigenti iraniani tuttavia hanno affermato che "la porta rimane aperta" per uno scambio di uranio con le grandi potenze occidentali, chiamate a "passare dal confronto alla cooperazione" con Teheran. L'Iran ha rifiutato un accordo proposto in ottobre da Usa, Russia e Francia in base al quale Teheran avrebbe ottenuto dall'estero l'uranio arricchito al 20% in cambio della consegna del 70% delle sue scorte di uranio arricchito al 3,5%. In questi ultimi mesi varie autorità iraniane hanno parlato di diverse controproposte, che però non sono state concretizzate in un documento scritto all'Agenzia internazionale per l'energia atomica. Ciò ha rafforzato tra i Paesi occidentali il convincimento che l'Iran intende solo guadagnare tempo per evitare l'imposizione di dure sanzioni, soprattutto in seguito alle numerose prese di posizione contraddittorie dell'ultima settimana, che hanno alternato segnali di apertura a nette chiusure. "Non possiamo più accettare questa tendenza a prendere tempo", ha detto il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, che ha ricevuto Robert Gates a Roma.

Redazione online

09 febbraio 2010

 

 

 

 

 

 

 

2010-02-08

Avviati arresti preventivi degli oppositori, già pronti ad organizzare contromanifestazioni

"Daremo cazzotto all'Occidente"

La guida spirituale iraniana, Ali Khamenei: l'11 febbraio, anniversario della cacciata dello scià, ci faremo sentire

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Una ragazza regge una cornice con l'immagine di Alì Khamenei (Reuters)

Una ragazza regge una cornice con l'immagine di Alì Khamenei (Reuters)

TEHERAN - Il prossimo 11 febbraio, anniversario della cacciata dello scià, l'Iran regolerà i conti con l'Occidente e con l'opposizione interna. La guida spirituale dell'Iran, Ali Khamenei, lo ha promesso in un discorso rivolto all'aviazione militare iraniana, la stessa che l'8 febbraio del 1979 si disse pronta a dare il proprio contributo alla Rivoluzione e a far rientrare l'ayatollah Ruhollah Khomeini in patria: "Il 22 del calendario Bahman la Nazione iraniana, unita e con la grazia di Dio, sferrerà un cazzotto tale all'arroganza dell'Occidente, che lo lascerà stordito".

ARRESTI PREVENTIVI - Non è chiaro cosa intenda Khaenei, ma è certo che il governo ha messo in cantiere una serie di solenni cerimonie. Per evitare sorprese, il regime ha avviato anche un'operazione di rastrellamento della dissidenza, impegnata a preparare le contromanifestazioni di giovedì prossimo. Ieri erano stati arrestati sette oppositori, con l'accusa di aver combuttato con gli americani per causare rivolte e ribellioni come quelle del 17 dicembre scorse. Negli ultimi due giorni sono stati arrestati dieci giornalisti, che si aggiungono ai 45 già in carcere. Altri sette oppositori, per i quali Amnesty International ha lanciato un appello, rischiano condanne pesanti, due di loro potrebbero andare alla forca. Khamenei ha messo il sigillo personale su questi provvedimenti, legando attribuendo la protesta dell'Onda verde a mandanti stranieri: "Il più importante obiettivo delle sedizioni post-elettorali era di creare una spaccatura nella nazione, ma non sono riusciti a farlo e l'unità del nostro popolo resta una spina conficcata nel loro occhi"

08 febbraio 2010

 

 

 

 

"Hanno diritto all'uso civile del nucleare, ma non stiamo a seguire le loro dichiarazioni"

Nucleare Iran, Frattini: "Basta dilazioni"

Il ministro degli Esteri: Teheran deve smetterla con questa tendenza a prendere tempo, non è accettabile

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Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, accoglie il segretario alla Difesa americano Robert Gates (Ansa)

Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, accoglie il segretario alla Difesa americano Robert Gates (Ansa)

ROMA - L'Iran deve smetterla "con questa politica dilatoria" e la Comunità internazionale "non può accettare questa tendenza a prendere tempo" per quanto riguarda la trattativa sul nucleare. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Franco Frattini, sottolineando che "ci vuole un negoziato serio ma finora non abbiamo avuto risposta e questo preoccupa la Comunità internazionale".

"SOLO PER USI CIVILI" - Frattini, nel corso di una conferenza stampa alla Farnesina con il ministro degli Esteri georgiano, Grigol Vashadze e prima di un secondo incontro bilaterale con il segretario alla Difesa americano Robert Gates, ha spiegato che "noi non possiamo rincorrere l'Iran in continue dichiarazioni che cambiano. Ero a Monaco e ho ascoltato le aperture del ministro degli Esteri iraniano Mottaki, ed ero ieri a Roma quando il presidente iraniano ha annunciato la volontà di arricchire l'uranio al 20%". Secondo Frattini, l'Iran "deve essere giudicata dai fatti e non ci si può fermare alle dichiarazioni. Non vogliamo un Iran con la bomba atomica, loro hanno diritto all'uso civile del nucleare ma non possiamo più accettare questa tendenza a prendere tempo".

LA QUESTIONE GEORGIANA - Frattini ha anche precisato, a proposito della questione georgiana, che l’Italia ribadisce il suo "completo sostegno ad un principio fondamentale, che è quello dell’integrità territoriale della Georgia". Parlando al fianco del suo omologo di Tblisi, Grigol Vashadze, Frattini ha affermato anche che i colloqui russo-georgiani di Ginevra - avviati con il fine di risolvere le questioni pendenti dopo il conflitto in Georgia dell’agosto 2007 - devono "continuare". "E’ il luogo dove si possono trovare le formule importanti per rassicurare la Georgia senza agire contro la Federazione Russa - ha detto il titolare della Farnesina - e in questo l’Italia può avere un ruolo importante, considerata l’amicizia storica che abbiamo con la Georgia e le eccellenti relazioni bilaterali che abbiamo con la Russia". "Con il collega - ha concluso - abbiamo parlato di un messaggio che l’Italia non mancherà di far arrivare alla Federazione Russa della necessità che i negoziati di Ginevra possano proseguire".

Redazione online

08 febbraio 2010

 

2010-02-04

dopo la visita del premier in israele

L'Iran attacca Berlusconi:

"Servigi ai padroni israeliani"

Nota sul sito della tv di Stato: "Difendendo la guerra ha calpestato i cadaveri di 1.400 civili palestinesi uccisi"

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"CADAVERI CALPESTATI" - "Dopo aver rilasciato dichiarazioni decisamente discutibili sull'Iran - prosegue la nota - il premier italiano è arrivato a dire che la guerra contro Gaza fu giusta, calpestando così i cadaveri di 1.400 civili palestinesi uccisi l'anno scorso da Israele durante tre settimane di folli bombardamenti". E durante il discorso in Parlamento "ha completato tutta la serie di servigi fatti ai padroni israeliani", dopo aver rivolto all'Iran "tutte le accuse possibili, a partire da quella di voler sviluppare armi nucleari". Critiche alle parole di Berlusconi, e in particolare all'accostamento Gaza-Shoah, arrivano anche dalla stampa israeliana con Maarev che ironizza su "Silvio-Cesare".

Redazione online

04 febbraio 2010

 

 

 

Nuovo affondo sull'Iran: "Sanzioni efficaci"

Berlusconi parla alla Knesset:

"La reazione di Israele su Gaza fu giusta"

L'Anp attacca: fu aggressione. Il premier corregge il tiro con Abu Mazen: "Dolore per Gaza come per Shoah"

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Berlusconi: "L'Iran ha una guida che ricorda personaggi nefasti" (2 febbraio 2010)

Berlusconi in Israele da Netanyahu: "Ho un sogno: anche voi nella Ue" (1 febbraio 2010)

Berlusconi in visita a Gerusalemme: "La colonizzazione è ostacolo alla pace" (31 gennaio 2010)

Silvio Berlusconi e Benjamin Netanyahu (Emmevi)

Silvio Berlusconi e Benjamin Netanyahu (Emmevi)

GERUSALEMME - I negoziati di pace in Medio Oriente e il dossier sul nucleare iraniano. Ha affrontato questi due grandi temi Silvio Berlusconi nel suo terzo e ultimo giorno in Israele. Il presidente del Consiglio ha parlato prima alla Knesset e poi ha incontrato a Betlemme il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen.

"GIUSTA LA REAZIONE AD HAMAS" - Nel suo discorso di fronte ai parlamentari israeliani, il premier ha affrontato il nodo assai spinoso dei negoziati di pace in Medio Oriente, sottolineando di "sperare in una svolta". Il Cavaliere ha però anche giudicato "giusta" la reazione israeliana ai missili di Hamas da Gaza, puntando il dito contro "l'ondata terroristica della seconda intifada" e ricordando che l'Italia si oppose al rapporto Goldstone dell'Onu. "Quella degli israeliani a Gaza fu un'aggressione - è stata la pronta replica di Nemer Hammad, uno dei più stretti consiglieri politici di Abu Mazen -: c'è un rapporto che si chiama Goldstone sui crimini israeliani e qualunque cosa dica il premier Berlusconi non cambia la realtà". Nel pomeriggio, al termine dell'incontro con il presidente dell'Anp Abu Mazen, il premier italiano ha però corretto il tiro: "Il fermo dell'espansione degli insediamenti da parte di Israele" è una "condizione necessaria" per "avviare i negoziati in modo proficuo" ha spiegato Berlusconi. "Come è stato giusto piangere le vittime della Shoah così è giusto manifestare dolore per quanto che è successo a Gaza - ha aggiunto rispondendo a una domanda dei cronisti sull'operazione "Piombo Fuso" dell'esercito israeliano nella Striscia -. Sempre, quando alla pace si sostituisce la guerra, alla ragionevolezza si sostituisce la violenza, viene meno l'umanità e il rapporto tra gli uomini".

"A DISPOSIZIONE PER REMARE" - Berlusconi ha poi parlato del processo di pace, offrendo la propria disponibilità: "Mi sono messo a disposizione personalmente per remare e fare andare la barca dell'accordo verso una positiva conclusione - ha detto dopo il colloquio con Abu Mazen -. Ho avuto modo di incontrare i dirigenti dello Stato d'Israele e con il loro accordo mi sono permesso di venire qui a Betlemme e di rappresentare fotograficamente le situazioni che ho conosciuto. Riporto la vera, forte decisa volontà israeliana di andare a un accordo e di iniziare i negoziati con questi discorsi preliminari. Per quanto riguarda l'Italia mi sono messo a disposizione sia personalmente sia come sede per i negoziati".

"IL MURO? NON L'HO VISTO" - Il muro che circonda Betlemme? "Mi spiace deluderla, ma non me ne sono accorto": così il capo del governo italiano ha poi risposto a un giornalista che, durante la conferenza stampa congiunta con Abu Mazen proprio a Betlemme, gli ha chiesto che impressione gli avesse fatto vedere e attraversare il muro di cemento che circonda la cittadina. "Non me ne sono accorto - ha spiegato il presidente del Consiglio - in quanto stavo rimettendo a posto le miei idee, prendendo appunti sulle cose che avrei dovuto dire al presidente incontrandolo. So di deluderla e me ne scuso".

TEHERAN E IL NUCLEARE - Di fronte alla Knesset Silvio Berlusconi è tornato sull'Iran e il nucleare. "In una situazione che può aprirsi alla prospettiva di nuove catastrofi, l'intera comunità internazionale deve decidersi a stabilire, con parole chiare, univoche e unanimi, che non è accettabile l'armamento atomico a disposizione di uno stato i cui leader hanno proclamato "apertamente" la volontà di distruggere Israele ed hanno negato insieme la Shoah e la legittimità dello stato ebraico" ha detto il premier, auspicando ancora una volta "sanzioni efficaci" contro Teheran. "Su questo punto - ha aggiunto Berlusconi - non si possono ammettere cedimenti: occorre ricercare la più ampia intesa a livello internazionale per impedire e sconfiggere i disegni pericolosi del regime iraniano. La via da percorrere - a giudizio del capo del governo - è quella del controllo multilaterale sugli sviluppi militari del programma nucleare iraniano, quella del negoziato risoluto, quella delle sanzioni efficaci: bisogna esigere garanzie ferree dal governo di Teheran, impegnando in modo determinato l’Agenzia internazionale per l’energia atomica al controllo ispettivo ed alla verifica continua dei progressi del negoziato" è tornato a chiedere Berlusconi. Contemporaneamente dall'Iran è arrivata una dura replica alle parole del presidente del Consiglio, che anche martedì aveva sottolineato come la comunità internazionale abbia il "dovere di sostenere ed aiutare la forte opposizione" in Iran. Per Kazem Jalali, portavoce della commissione affari esteri del Parlamento iraniano, le parole del premier italiano "non potranno aiutare a risolvere i problemi, ma al contrario li renderanno più complicati" e suonano come una "interferenza negli affari interni di un Paese indipendente".

"ENI, NESSUN DISIMPEGNO" - Da Teheran è arrivata anche una smentita riguardo alle frasi di Berlusconi sulla mancata partecipazione dell'Eni alla terza fase di un importante progetto petrolifero in Iran. "Non è vero" che l'Eni abbia rinunciato a trattative con l'Iran per nuovi investimenti nel Paese, ha detto Seifollah Jashnsaz, direttore della compagnia Statale petrolifera iraniana (Nioc). Infine arriva la nota ufficiale dell'Eni: "Abbiamo in corso lo sfruttamento di due campi petroliferi in Iran in base a contratti del 2000 e 2001. Non sono stati stipulati nuovi contratti".

"ESEMPIO DI DEMOCRAZIA" - Rivolgendosi direttamente ai parlamentari della Knesset, il Cavaliere è tornato poi a ribadire che "il posto d'Israele è nell'Unione europea". "Voi - ha detto il presidente del Consiglio - rappresentate ideali che sono universali, siete il più grande esempio di democrazia e di libertà nel Medio Oriente, se non l'unico esempio. Un esempio che ha radici profonde nella Bibbia e nell'ideale sionista". "È per me un grande onore, è un grande onore per l’Italia - ha aggiunto - parlare in questa nobile assemblea che è il simbolo stesso dei valori democratici su cui si fonda il vostro Paese".

"FRATELLI MAGGIORI" - Nel suo intervento davanti alla Knesset, Berlusconi ha poi definito "un'infamia" le leggi razziali del 1938 e ha assicurato che l'Italia guarda al popolo ebraico come a "un fratello maggiore". "Per noi, come hanno detto sia il Papa Giovanni Paolo II che il Rabbino Elio Toaff, il popolo ebraico è un fratello maggiore", ha dichiarato il presidente del Consiglio. Una standing ovation dei deputati e delle autorità ha salutato la conclusione del discorso di Berlusconi. Era la prima volta che ad un premier italiano veniva data questa possibilità.

"LEADER CORAGGIOSO" - Caloroso il messaggio di benvenuto rivolto al premier italiano da Benyamin Netanyahu: con Berlusconi, ha sottolineato il capo del governo israeliano, l'Italia è diventata Paese di punta contro "l'antisemistismo e il negazionismo". "Silvio, tu sei un grande leader coraggioso" ha ripetuto Netanyahu, ribadendo che "Israele ha un grande amico in Europa". Intervenendo prima del presidente del Consiglio, il premier israeliano ha raccontato anche un episodio che riguarda personalmente Silvio Berlusconi: la madre Rosa, ha spiegato Netanyahu, durante la Seconda Guerra Mondiale, salvò una ragazza ebrea da un poliziotto tedesco.

INCONTRO CON PERES - Prima di vedere Abu Mazen, Berlusconi ha partecipato a un pranzo di gala offerto a Gerusalemme dal presidente Shimon Peres. "Sono stato accolto con grande affetto, qui mi sento a casa mia" ha sottolineato il premier. Scambio di cortesie tra i due leader: prima del pranzo, Peres ha elogiato il Cavaliere definendolo "il leader più solare mai conosciuto". "Non è importante - ha aggiunto - quello che i giornali scrivono, ma quello che gli italiani votano. E votandola, gli italiani hanno dimostrato di avere buon gusto". Berlusconi non è stato da meno. "Grazie per le parole alate - ha detto - piene di sentimenti e di poesia. Ma siccome io sono un uomo pragmatico, manderò a Peres un disco con le mie cento canzoni dove di poesia e sentimento ce n’è tanto".

Redazione online

03 febbraio 2010(ultima modifica: 04 febbraio 2010)

 

 

 

 

Yediot Ahronot: "Ha fatto uno show al pranzo di gala da Peres"

Berlusconi sulla stampa israeliana:

non piace l'acccostamento Gaza-Shoah

Haaretz evita di commentare, Maariv ironizza sul comportamento bizzarro di "Silvio-Cesare"

Yediot Ahronot: "Ha fatto uno show al pranzo di gala da Peres"

Berlusconi sulla stampa israeliana:

non piace l'acccostamento Gaza-Shoah

Haaretz evita di commentare, Maariv ironizza sul comportamento bizzarro di "Silvio-Cesare"

Peres e Berlusconi (Ap)

Peres e Berlusconi (Ap)

TEL AVIV - Berlusconi sulla stampa israeliana il giorno dopo il suo discorso alla Knesset (Parlamento) e la sua visita in Cisgiordania dal presidente dell'Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen. Haaretz online ha dato più spazio al discorso pronunciato a Gerusalemme, evidenziando l'espressione "fratelli maggiori" utilizzata per descrivere il rapporto fra israeliani e italiani e il passaggio in cui il premier italiano si è riferito all'operazione Piombo Fuso dello scorso anno a Gaza come a una "giusta" reazione contro i lanci di razzi di Hamas. Nello stesso articolo la testata parla anche della visita a Betlemme e del "dolore per le vittime di Gaza" espresso da Berlusconi così come per le vittime dell'Olocausto, frasi che Haaretz evita di commentare.

CRITICHE - Maariv invece non ha apprezzato l'accostamento Olocausto-Gaza e ironizza su "Silvio-Cesare" per il suo "comportamento bizzarro", lamentando come improprio il fatto che "appena giunto nei territori abbia paragonato Gaza alla Shoah". Yediot Ahronot dà spazio a quello che chiama il "Berlusconi show", con ampio risalto a un articolo di colore sul pranzo di gala nella residenza del presidente Shimon Peres allietato da aneddoti e "imitazioni" del presidente del Consiglio, oltre che dall'annuncio del regalo di un suo Cd di canzoni. Il Jerusalem Post ha invece preferito titolare sugli aspetti politici della visita e in particolare sull'apprezzamento rivolto dal primo ministro Benyamin Netanyahu a Berlusconi, salutato come "un leader coraggioso che è sempre dalla parte d'Israele".

FINANCIAL TIMES - Un giornale non israeliano come il Financial Times, parlando della visita di Berlusconi in Israele, dice che il primo ministro italiano è "nei guai" ("hot water") per le sue dichiarazioni in cui accosta le vittime di Gaza a quelle della Shoah. Il quotidiano finanziario dice che il premier israeliano Netanyahu non ha commentato la frase di Berlusconi.

Redazione online

04 febbraio 2010

 

 

 

 

E Berlusconi narra ai frati una barzelletta

Durante la sua visita alla Basilica della Natività a Betlemme

MILANO - Non rinuncia al 'vezzo' di raccontare barzellette, il premier Silvio Berlusconi. Durante la sua visita alla Basilica della Natività a Betlemme racconta ai frati francescani divertiti una barzelletta su Maria e Giuseppe. "Mio padre mi esortava a prendere la vita con leggerezza e ad affrontare tutto con ironia e con il sorriso", dice Berlusconi prima di dire la storiella che, assicura, gli è stata raccontata da "un alto prelato salesiano". "Giuseppe vede Maria imbronciata e le chiede per tre volte cosa abbia - racconta il premier - Maria risponde per tre volte 'Giuseppe, lascia stare...'. Ma Giuseppe insiste ed alla quarta volta Maria risponde: 'Preferivo una femminuccia..."'.

In un luogo santo dove i giornalisti e gli operatori si 'scontrano' con la sicurezza palestinese e i pochi turisti, dove in lontananza si sente il 'muezzin' e a salutare il Cavaliere ci sono anche i sacerdoti greco-ortodossi e gli armeni, Berlusconi sfoggia tutto il suo 'repertorio'. Si frappone tra una coppia di sposini: "Faccio la parte del Bambin Gesù...'", dice ridendo. I frati lo abbracciano ancora. E allora Berlusconi li fa divertire: "Ho fatto a palazzo Chigi uno splendido presepe, bello come questo. Lo dovreste vedere...". Un ultimo saluto e via dalla Palestina e da Israele: "Cercherò di mettere tutti d'accordo..."

03 febbraio 2010

 

Nuovo affondo sull'Iran: "Sanzioni efficaci"

Berlusconi parla alla Knesset:

"La reazione di Israele su Gaza fu giusta"

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Silvio Berlusconi e Benjamin Netanyahu (Emmevi)

Silvio Berlusconi e Benjamin Netanyahu (Emmevi)

GERUSALEMME - I negoziati di pace in Medio Oriente e il dossier sul nucleare iraniano. Ha affrontato questi due grandi temi Silvio Berlusconi nel suo terzo e ultimo giorno in Israele. Il presidente del Consiglio ha parlato prima alla Knesset e poi ha incontrato a Betlemme il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen.

"GIUSTA LA REAZIONE AD HAMAS" - Nel suo discorso di fronte ai parlamentari israeliani, il premier ha affrontato il nodo assai spinoso dei negoziati di pace in Medio Oriente, sottolineando di "sperare in una svolta". Il Cavaliere ha però anche giudicato "giusta" la reazione israeliana ai missili di Hamas da Gaza, puntando il dito contro "l'ondata terroristica della seconda intifada" e ricordando che l'Italia si oppose al rapporto Goldstone dell'Onu. "Quella degli israeliani a Gaza fu un'aggressione - è stata la pronta replica di Nemer Hammad, uno dei più stretti consiglieri politici di Abu Mazen -: c'è un rapporto che si chiama Goldstone sui crimini israeliani e qualunque cosa dica il premier Berlusconi non cambia la realtà". Nel pomeriggio, al termine dell'incontro con il presidente dell'Anp Abu Mazen, il premier italiano ha però corretto il tiro: "Il fermo dell'espansione degli insediamenti da parte di Israele" è una "condizione necessaria" per "avviare i negoziati in modo proficuo" ha spiegato Berlusconi. "Come è stato giusto piangere le vittime della Shoah così è giusto manifestare dolore per quanto che è successo a Gaza - ha aggiunto rispondendo a una domanda dei cronisti sull'operazione "Piombo Fuso" dell'esercito israeliano nella Striscia -. Sempre, quando alla pace si sostituisce la guerra, alla ragionevolezza si sostituisce la violenza, viene meno l'umanità e il rapporto tra gli uomini".

"A DISPOSIZIONE PER REMARE" - Berlusconi ha poi parlato del processo di pace, offrendo la propria disponibilità: "Mi sono messo a disposizione personalmente per remare e fare andare la barca dell'accordo verso una positiva conclusione - ha detto dopo il colloquio con Abu Mazen -. Ho avuto modo di incontrare i dirigenti dello Stato d'Israele e con il loro accordo mi sono permesso di venire qui a Betlemme e di rappresentare fotograficamente le situazioni che ho conosciuto. Riporto la vera, forte decisa volontà israeliana di andare a un accordo e di iniziare i negoziati con questi discorsi preliminari. Per quanto riguarda l'Italia mi sono messo a disposizione sia personalmente sia come sede per i negoziati".

"IL MURO? NON L'HO VISTO" - Il muro che circonda Betlemme? "Mi spiace deluderla, ma non me ne sono accorto": così il capo del governo italiano ha poi risposto a un giornalista che, durante la conferenza stampa congiunta con Abu Mazen proprio a Betlemme, gli ha chiesto che impressione gli avesse fatto vedere e attraversare il muro di cemento che circonda la cittadina. "Non me ne sono accorto - ha spiegato il presidente del Consiglio - in quanto stavo rimettendo a posto le miei idee, prendendo appunti sulle cose che avrei dovuto dire al presidente incontrandolo. So di deluderla e me ne scuso".

TEHERAN E IL NUCLEARE - Di fronte alla Knesset Silvio Berlusconi è tornato sull'Iran e il nucleare. "In una situazione che può aprirsi alla prospettiva di nuove catastrofi, l'intera comunità internazionale deve decidersi a stabilire, con parole chiare, univoche e unanimi, che non è accettabile l'armamento atomico a disposizione di uno stato i cui leader hanno proclamato "apertamente" la volontà di distruggere Israele ed hanno negato insieme la Shoah e la legittimità dello stato ebraico" ha detto il premier, auspicando ancora una volta "sanzioni efficaci" contro Teheran. "Su questo punto - ha aggiunto Berlusconi - non si possono ammettere cedimenti: occorre ricercare la più ampia intesa a livello internazionale per impedire e sconfiggere i disegni pericolosi del regime iraniano. La via da percorrere - a giudizio del capo del governo - è quella del controllo multilaterale sugli sviluppi militari del programma nucleare iraniano, quella del negoziato risoluto, quella delle sanzioni efficaci: bisogna esigere garanzie ferree dal governo di Teheran, impegnando in modo determinato l’Agenzia internazionale per l’energia atomica al controllo ispettivo ed alla verifica continua dei progressi del negoziato" è tornato a chiedere Berlusconi. Contemporaneamente dall'Iran è arrivata una dura replica alle parole del presidente del Consiglio, che anche martedì aveva sottolineato come la comunità internazionale abbia il "dovere di sostenere ed aiutare la forte opposizione" in Iran. Per Kazem Jalali, portavoce della commissione affari esteri del Parlamento iraniano, le parole del premier italiano "non potranno aiutare a risolvere i problemi, ma al contrario li renderanno più complicati" e suonano come una "interferenza negli affari interni di un Paese indipendente".

"ENI, NESSUN DISIMPEGNO" - Da Teheran è arrivata anche una smentita riguardo alle frasi di Berlusconi sulla mancata partecipazione dell'Eni alla terza fase di un importante progetto petrolifero in Iran. "Non è vero" che l'Eni abbia rinunciato a trattative con l'Iran per nuovi investimenti nel Paese, ha detto Seifollah Jashnsaz, direttore della compagnia Statale petrolifera iraniana (Nioc). Infine arriva la nota ufficiale dell'Eni: "Abbiamo in corso lo sfruttamento di due campi petroliferi in Iran in base a contratti del 2000 e 2001. Non sono stati stipulati nuovi contratti".

"ESEMPIO DI DEMOCRAZIA" - Rivolgendosi direttamente ai parlamentari della Knesset, il Cavaliere è tornato poi a ribadire che "il posto d'Israele è nell'Unione europea". "Voi - ha detto il presidente del Consiglio - rappresentate ideali che sono universali, siete il più grande esempio di democrazia e di libertà nel Medio Oriente, se non l'unico esempio. Un esempio che ha radici profonde nella Bibbia e nell'ideale sionista". "È per me un grande onore, è un grande onore per l’Italia - ha aggiunto - parlare in questa nobile assemblea che è il simbolo stesso dei valori democratici su cui si fonda il vostro Paese".

"FRATELLI MAGGIORI" - Nel suo intervento davanti alla Knesset, Berlusconi ha poi definito "un'infamia" le leggi razziali del 1938 e ha assicurato che l'Italia guarda al popolo ebraico come a "un fratello maggiore". "Per noi, come hanno detto sia il Papa Giovanni Paolo II che il Rabbino Elio Toaff, il popolo ebraico è un fratello maggiore", ha dichiarato il presidente del Consiglio. Una standing ovation dei deputati e delle autorità ha salutato la conclusione del discorso di Berlusconi. Era la prima volta che ad un premier italiano veniva data questa possibilità.

"LEADER CORAGGIOSO" - Caloroso il messaggio di benvenuto rivolto al premier italiano da Benyamin Netanyahu: con Berlusconi, ha sottolineato il capo del governo israeliano, l'Italia è diventata Paese di punta contro "l'antisemistismo e il negazionismo". "Silvio, tu sei un grande leader coraggioso" ha ripetuto Netanyahu, ribadendo che "Israele ha un grande amico in Europa". Intervenendo prima del presidente del Consiglio, il premier israeliano ha raccontato anche un episodio che riguarda personalmente Silvio Berlusconi: la madre Rosa, ha spiegato Netanyahu, durante la Seconda Guerra Mondiale, salvò una ragazza ebrea da un poliziotto tedesco.

INCONTRO CON PERES - Prima di vedere Abu Mazen, Berlusconi ha partecipato a un pranzo di gala offerto a Gerusalemme dal presidente Shimon Peres. "Sono stato accolto con grande affetto, qui mi sento a casa mia" ha sottolineato il premier. Scambio di cortesie tra i due leader: prima del pranzo, Peres ha elogiato il Cavaliere definendolo "il leader più solare mai conosciuto". "Non è importante - ha aggiunto - quello che i giornali scrivono, ma quello che gli italiani votano. E votandola, gli italiani hanno dimostrato di avere buon gusto". Berlusconi non è stato da meno. "Grazie per le parole alate - ha detto - piene di sentimenti e di poesia. Ma siccome io sono un uomo pragmatico, manderò a Peres un disco con le mie cento canzoni dove di poesia e sentimento ce n’è tanto".

Redazione online

03 febbraio 2010(ultima modifica: 04 febbraio 2010)

 

 

 

Il vertice tra italia e israele

Berlusconi: "L'Iran ha una guida

che ricorda personaggi nefasti"

Il premier: "Il problema della sicurezza è fondamentale perché c'è uno Stato che prepara l'atomica"

Berlusconi (Ap)

Berlusconi (Ap)

GERUSALEMME - "Il problema della sicurezza in Israele è fondamentale. Ora ancor di più perché c'è uno Stato che prepara l'atomica, uno Stato che ha una guida che ricorda personaggi nefasti del passato". È quanto afferma Silvio Berlusconi durante il vertice tra Italia e Israele. In precedenza, racconta Haaretz, Berlusconi aveva paragonato il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, ad Adolf Hitler. In particolare, il quotidiano cita una frase del premier: "Dobbiamo vigilare, abbiamo già avuto un pazzo simile nella storia".

PERICOLO NUCLEARE - Il "progetto annunciato dall'Iran" che potrebbe "sfociare in un'arma nucleare - ammonisce Berlusconi davanti ai giornalisti - è qualcosa che tutti gli Stati del mondo devono considerare con grande attenzione" e "farò di tutto per far sì che non ci sia indifferenza" e che questo si "traduca in azioni forti" che servano a fermare questo progetto. Non solo: secondo il Cavaliere "è nostro dovere sostenere e aiutare l'opposizione" in Iran. "Auspico - conclude - che non si debba arrivare a uno scontro armato che nessuno vuole". Sul tema, nel corso della conferenza stampa congiunta, interviene anche Benyamin Netanyahu: "Bisogna evitare che l'Iran sviluppi l'arma nucleare" ribadisce il premier israeliano. Netanyahu si dice convinto che il capo del governo italiano abbia capito l'"importanza morale" di evitare che ciò accada.

PACE - Berlusconi ribadisce poi la volontà da parte dell'Italia di sostenere il processo di pace in Medio Oriente. "C'è - spiega - la necessità di un accordo con la Palestina. Da tempo abbiamo preparato un piano Marshall e proposto Erice come sede dei negoziati". Il governo italiano, afferma il premier, "garantisce il suo apporto" per arrivare alla pace in Medio Oriente. "Credo che la nostra posizione sia assolutamente chiara - aggiunge - siamo sempre stati vicini a Israele e continueremo a farlo convinti della sua buona causa". Riferendosi agli incontri che Berlusconi avrà nei Territori palestinesi, Netanyahu auspica che riesca "a convincere i palestinesi a iniziare il dialogo".

NELLA UE - Berlusconi spiega infine che se Israele entrasse nell'Unione europea nessuno potrebbe più portargli offesa". Il presidente del Consiglio ribadisce di ritenere Israele "a tutti gli effetti un Paese occidentale e europeo". "Credo - dice - che potrebbe essere messo in cammino un percorso che porti Israele a essere uno dei membri della Ue". Ciò, secondo il presidente del Consiglio, "metterebbe fine a tutte le ansie degli israeliani" cui "nessuno più potrebbe portare offesa".

Redazione online

02 febbraio 2010

 

 

 

 

 

Mercoledì il discorso alla Knesset. l'idv polemizza: "Delegazione esagerata"

Berlusconi in Israele da Netanyahu

"Ho un sogno: anche voi nella Ue"

Replica: l'Italia è uno dei nostri amici più grandi. Sull'Iran: "I pasdaran siano nella black list della Ue"

GERUSALEMME - "Ho un sogno: che Israele possa entrare un giorno nell'Unione europea". È iniziata sotto questo auspicio la visita ufficiale di Silvio Berlusconi in Israele. "Abbiamo l'orgoglio di essere noi, con la cultura giudaico-cristiana, alla base della civiltà europea" ha detto il presidente del Consiglio con a fianco il primo ministro israeliano, "l'amico Benjamin" Netanyahu. "Siamo qui a testimoniare l'amicizia, la vicinanza, la volontà di collaborazione" ha aggiunto il Cavaliere, che mercoledì mattina parlerà alla Knesset, il Parlamento israeliano.

"AMICIZIA TRA ITALIA E ISRAELE" - Al suo arrivo Berlusconi, oltre che da un abbraccio caloroso con Netanyahu, è stato salutato da picchetto d'onore e grandi parole d'elogio. "Caro Silvio, siamo molto felici di averti a Gerusalemme - ha detto il premier israeliano -. L'Italia è uno dei più grandi amici di Israele e la tua è una visita storica". Quindi ha citato Teodoro Herzl, l'ideologo dello Stato ebraico: "A Roma e a Gerusalemme sono state gettate le basi della cultura occidentale". Il presidente del Consiglio ha ringraziato il suo omologo per l'accoglienza. C'è ancora oggi, ha sottolineato Berlusconi facendo riferimento all'Iran (ma senza nominarlo), chi mette in discussione l'esistenza di Israele: "Noi ci opporremo tutti insieme come Comunità internazionale affinché ciò non possa assolutamente mai accadere". Il futuro, ha aggiunto, è la principale preoccupazione di Israele, per cui bisogna avere la consapevolezza anche del terribile passato vissuto dagli ebrei "per non tornare mai più a quella indifferenza del mondo che è il più grande male".

Berlusconi in visita in Israele Berlusconi in visita in Israele Berlusconi in visita in Israele Berlusconi in visita in Israele Berlusconi in visita in Israele Berlusconi in visita in Israele Berlusconi in visita in Israele Berlusconi in visita in Israele

IL PREMIER PIANTA UN ULIVO - Tra i primi impegni del premier ce n'è stato uno di stampo ambientalista: nella Foresta delle Nazioni, sulle colline della capitale israeliana, ha piantato un ulivo di pace, in segno di amicizia con Israele. La cerimonia è stata organizzata da un'antica associazione, la KKL Keren Kayemeth LeIsrael: si tratta di un gesto simbolico richiesto a tutti i leader in visita in Israele, ha sottolineato Raffaele Sassun, rappresentante italiano del KKL, accogliendo Berlusconi. "Credo di essere l'italiano vivente che ha messo a dimora più alberi" ha scherzato il premier, sottolineando però che si tratta di "una cerimonia piena di significato" -. Sono l'unico italiano a fare collezione di ulivi antichi, in Sardegna ho almeno 20 ulivi che hanno più di mille anni, con la certificazione dell'Università di Gerusalemme, che ne ha duemila. Io, scherzando, dico qualche volta ai miei ospiti che vengono direttamente dall'orto Getsemani e che il segno visibile su un tronco è un segno lasciato dal ginocchio di Gesù".

"MAI PIÙ LA SHOAH" - Tra i momenti più significativi della giornata anche la visita al museo dell'Olocausto Yad Vashem. Commosso, il premier ha scritto una frase sul libro dei visitatori: "La nostra anima urla "Non è vero, non può essere vero" e poi, sconfitta grida "Mai, mai più". Con commozione profonda, Silvio Berlusconi" (guarda). Il premier ha anche partecipato alla cerimonia in cui viene ravvivata la fiamma perpetua nel Memoriale della rimembranza, quindi ha deposto una corona in memoria dei sei milioni di ebrei uccisi durante il nazismo.

"PASDARAN IN BLACK LIST" - Altro tema cruciale, quello dei rapporti con l'Iran. E Gerusalemme ha avanzato una richiesta all'Italia: che i guardiani della rivoluzione (pasdaran) iraniani siano inseriti nella black list dell'Unione europea. Lo ha spiegato il ministro per le Politiche comunitarie Andrea Ronchi dopo un incontro con il vice-premier Silvan Shalom. Il governo israeliano ha chiesto la collaborazione dell'Italia per far avanzare questa proposta in sede europea e Ronchi ha precisato di essere personalmente favorevole a questa iniziativa e che Roma rifletterà su questa ipotesi. L'argomento Iran (e pericolo nucleare) è tornato fuori durante il brindisi prima della cena di gala all'hotel King David. Netanyahu parla di una "dittatura sanguinaria che mette tutto il mondo in pericolo, la sfida più grande dai tempi della Seconda guerra mondiale". E Berlusconi replica con parole di grande vicinanza: "Noi siamo un Paese amico a cui potrete chiedere tutto ciò che è giusto che un amico metta a disposizione vostra per sostenere i vostri buoni diritti. Il mio compito è far sì che i miei colleghi primi ministri europei e del mondo non cadano nell’errore dell’indifferenza che già è stato l’errore di tutte le nazioni prima della grande tragedia sotto la Germania nazista". Parole a cui Netanyahu risponde con un grande attestato di stima: "È il momento delle scelte coraggiose e tu, mio caro amico Silvio, ha una visione chiara, la determinazione e il coraggio di un vero leader".

IL DISCORSO ALLA KNESSET - Ma gli impegni di Berlusconi sono solo all'inizio. Per martedì sono previsti diversi colloqui bilaterali e una riunione plenaria con i ministri delle due parti presenti, la prima del genere nei rapporti tra Israele e Italia. I sette ministri che accompagnano il premier ripartiranno per Roma entro martedì sera, mentre lui resterà anche mercoledì: in mattinata terrà un atteso discorso dinanzi alla Knesset (il Parlamento di Gerusalemme), quindi parteciperà all'inaugurazione di una mostra di disegni di Leonardo da Vinci e infine farà tappa a Betlemme, in Cisgiordania, dove incontrerà il presidente dell'Autorità nazionale palestinese Abu Mazen e visiterà la basilica della Natività di Gesù.

LA STAMPA: BENVENUTO CAVALIERE - L'importanza della visita di Berlusconi viene sottolineata da tutta la stampa israeliana. Il quotidiano di Tel Aviv Haaretz ha pubblicato un editoriale intitolato "Ascoltate l'amico". Lo stesso giornale domenica aveva un'intervista in cui Berlusconi ha sollecitato Israele a mettere da parte la politica di colonizzazione nei Territori per raggiungere un'intesa con i palestinesi e un accordo con la Siria, basato sul ritiro dal Golan. Haaretz suggerisce che il premier Netanyahu farebbe bene a far suoi "i consigli dell'amico italiano". Il quotidiano filo-governativo Israel ha-Yom (il secondo per diffusione) annuncia la visita di Berlusconi con un titolo di prima pagina in italiano: "Benvenuto, Cavaliere!". Ancora più familiare l'approccio di Yediot Ahronot e di Maariv che titolano "Benvenuto, Silvio", il primo in italiano, il secondo in ebraico. L'Italia, concordano i giornali, è un Paese particolarmente amico di Israele. La stampa sottolinea che nel corso della visita sarà toccato un tasto delicato: la questione delle relazioni economiche fra Italia e Iran, e in particolare - precisa il Jerusalem Post - "l'assistenza italiana al programma spaziale di Teheran".

IDV: DELEGAZIONE ESAGERATA - Il premier è accompagnato da sette ministri: Claudio Scajola (Sviluppo economico), Altero Matteoli (Infrastrutture), Franco Frattini (Esteri), Andrea Ronchi (Politiche Ue), Maurizio Sacconi (Welfare), Ferruccio Fazio (Salute) e Stefania Prestigiacomo (Ambiente). Sull'entità della delegazione (un centinaio di persone in totale) polemizza l'Italia dei Valori, annunciando un'interrogazione in Parlamento: "Ministri, portaborse e collaboratori vari per un totale di 100 persone per la tre giorni in Israele di Berlusconi. In un'interrogazione alla Camera chiediamo al governo la lista dettagliata dei componenti della delegazione e i precisi motivi della presenza di ciascuno degli accompagnatori del premier - spiega Antonio Borghesi -. Chiediamo se non sia da considerarsi eccessiva tale delegazione in un momento in cui il governo dovrebbe adottare una politica di rigore". Questo governo, conclude Borghesi, va avanti con un tenore eccessivamente alto che "ricorda un po' troppo le tanto discusse missioni all'estero di Craxi".

Redazione online

01 febbraio 2010(ultima modifica: 02 febbraio 2010)

 

 

 

 

 

sull'iran: chi vuole cancellare israele non deve avere l'atomica

Berlusconi in visita a Gerusalemme

"La colonizzazione è ostacolo alla pace"

Intervista del premier su 'Haaretz': restituire alture del Golan alla Siria. Netanyahu: è nostro amico più grande

Berlusconi (Ap)

Berlusconi (Ap)

MILANO - "La politica della colonizzazione è errata. Israele deve ritirarsi dal Golan". Con questo titolo a tutta pagina, il quotidiano Haaretz di Tel Aviv presenta un'intervista al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, atteso lunedì a Gerusalemme con otto ministri per una visita di tre giorni durante la quale pronuncerà un discorso alla Knesset, il Parlamento israeliano, e visiterà il memoriale di Yad Vashem. Il premier tocca diversi temi, tra cui il processo di pace in Medio Oriente, i piani di sviluppo economico nei Territori palestinesi, la politica italiana di fronte al terrorismo e la minaccia nucleare iraniana.

NETANYAHU: "GRANDE AMICO" - E nonostante la critica alla politica degli insediamenti, incassa l'elogio del premier Benyamin Netanyahu: "Ammiro molto Silvio Berlusconi, Israele non ha un amico più grande di lui nella comunità internazionale" ha detto aprendo la seduta del Consiglio dei ministri a Gerusalemme. Netanyahu ha spiegato ai suoi ministri di annettere grande importanza all'incontro con Berlusconi e i ministri che lo accompagneranno: "La visita rientra nel contesto della politica israeliana di rafforzamento qualitativo delle relazioni con governi di importanza centrale in Europa". In questo contesto ha menzionato l'incontro allargato fra il governo tedesco e una parte di quello israeliano avvenuto due settimane fa in Germania e il progetto di organizzare un incontro analogo con l'esecutivo polacco.

OSTACOLO ALLA PACE - Nell'intervista, Berlusconi usa parole forti contro la politica degli insediamenti spiegando che la colonizzazione dei territori arabi occupati da Israele dal giugno 1967 rappresenta "un ostacolo alla pace": "Nella mia veste di amico, la mano sul cuore, voglio dire al popolo e al governo di Israele che insistere con questa politica è un errore. È giunto il momento che Israele e la Siria agiscano di concerto per la pace e in questo contesto le alture del Golan dovranno essere restituite (alla Siria, ndr), così che possano essere ristabilite le relazioni diplomatiche e Damasco rinunci a sostenere le organizzazioni che non riconoscono Israele". Per quanto riguarda i palestinesi, aggiunge, "non si potrà mai convincerli della buona volontà di Israele, se continuerà a edificare su territori che dovrebbero essere restituiti nel quadro di un accordo di pace".

SINAGOGHE BRUCIATE - Ma, nello stesso tempo, "non si possono rimuovere gli insediamenti per avere sinagoghe bruciate, devastazioni e violenza infra-palestinese e lanci di razzi in territorio israeliano". "Gli arabi - dice il premier - vivono in Israele e partecipano alla sua splendida vita democratica, e la guerra sarà davvero finita quando i palestinesi accetteranno di ripristinare la grande tradizione araba di tolleranza e di ospitalità verso gli ebrei nel loro territorio. Condannare gli insediamenti con gli stessi argomenti dell'estremismo è troppo facile, è ipocrita e non è degno delle classi dirigenti dell'Occidente democratico". Berlusconi punta poi il dito contro l'Iran, spiegando che "bisogna vigilare sui Paesi che sembrano vicini a dotarsi dell’arma nucleare, magari coltivando il folle desiderio di cancellare Israele dalla mappa geografica. La via del controllo multilaterale sugli sviluppi del programma iraniano, del negoziato intelligente, delle sanzioni efficaci è quella da percorrere".

ABBASSARE TASSE - Berlusconi parla anche di questioni interne, spiegando che la parte finale della sua missione politica è quella di "ridurre la pressione fiscale e portare l’imposta sui redditi a un livello accettabile". "Non cambierei nulla di quel che sono riuscito a fare - spiega -. Mi trovo a essere il presidente del Consiglio che ha governato più a lungo nella storia della Repubblica italiana e quindi ho avuto la possibilità di realizzare molte riforme. Il problema è realizzare il sogno del futuro: uno Stato meno invadente, un cittadino più autonomo, più responsabile, più libero". Il Cavaliere torna poi ad attaccare i media: "Sono stato vittima per molti mesi di una campagna di stampa che è stata probabilmente la più aggressiva e calunniosa di quante ne siano mai state condotte contro un capo di governo. Ho subito aggressioni politiche, mediatiche, giudiziarie, patrimoniali e anche fisiche". Anche il quotidiano Maariv dedica ampio spazio alla visita di Stato e, citando fonti vicine al premier, scrive che per lui si tratta di "una visita storica". Il discorso che terrà alla Knesset (il Parlamento israeliano), "sarà - secondo questa fonte - il più importante e il più emozionante della sua vita".

Redazione online

31 gennaio 2010(ultima modifica: 01 febbraio 2010)

 

 

 

 

 

 

 

 

REPUBBLICA

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2010-02-09

Come annunciato nei giorni scorsi l'Iran ha avviato le operazioni nel sito di Natanz

alla presenza di ispettori dell'Aiea, malgrado la protesta della comunità internazionale

Nucleare, la sfida di Teheran

"Al via l'arricchimento dell'uranio"

Il premier israeliano Netanyahu: "Subito sanzioni paralizzanti"

Nucleare, la sfida di Teheran "Al via l'arricchimento dell'uranio"

Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad visita il sito di Natanz

TEHERAN - L'Iran ha dato inizio alla produzione di uranio arricchito al 20 per cento nell'impianto di Natanz. L'avvio del programma, annunciato nei giorni scorsi e fortemente criticato dalla comunità internazionale, era stato notificato formalmente all'Aiea, l'agenzia dell'Onu per l'energia nucleare. Stamattina un funzionario iraniano ha dichiarato alla tv di stato al Alam: "Oggi abbiamo iniziato a produrre combustibile nucleare arricchito al 20 per cento alla presenza di ispettori dell'Aiea". Una nuova sfida alla comunità internazionale che ha indotto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a chiedere "sanzioni paralizzanti subito".

Il via alle operazioni è stato dato ufficialmente da Ali Akbar Salehi, capo dell'Organizzazione iraniana per l'energia atomica. Citato dall'agenzia Isna, Salehi ha detto che ogni mese saranno prodotti fra i 3 e i 5 chilogrammi di uranio arricchito al 20 per cento, almeno il doppio quindi di quanto ne servirebbe per alimentare un reattore con finalità mediche a Teheran, pari a 1,5 chilogrammi al mese. Per le operazioni viene impiegata una catena di 164 centrifughe supersoniche nell'impianto per l'arricchimento di Natanz, nella provincia centrale di Isfahan.

Da Vienna l'Aiea ha confermato la presenza di un suo team nell'impianto. "Alcuni ispettori sono oggi a Natanz", ha dichiarato un portavoce dell'agenzia, aggiungendo che è ancora presto per fornire dettagli su quanto da loro osservato. "Ciò che avranno trovato e gli elementi osservati saranno l'oggetto di un loro rapporto al consiglio dei governatori", ha aggiunto il portavoce.

L'Iran aveva rifiutato nel novembre scorso un

accordo proposto in ottobre da Usa, Russia e Francia in base al quale Teheran avrebbe ottenuto dall'estero l'uranio arricchito al 20 per cento per il reattore di Teheran in cambio della consegna del 70 per cento delle sue scorte di uranio arricchito al 3,5 per cento.

Ieri Stati Uniti e Francia hanno detto di essere impegnate a preparare un nuovo pacchetto di sanzioni contro l'Iran da presentare al Consiglio di sicurezza dell'Onu. Ma oggi la Cina, che ha diritto di veto, ha fatto capire di rimanere contraria a questa ipotesi, invitando con urgenza tutte le parti a lavorare a una nuova proposta di accordo da sottoporre all'Iran. A favore di "sanzioni paralizzanti da applicare subito" si è espresso il premier israeliano: "L'Iran sta accelerando per produrre armi nucleari in una chiara sfida alla comunità internazionale e la comunità internazionale deve decidere se fa sul serio nel contrastare questa minaccia a Israele, alla regione e al mondo intero - ha affermato Netanyahu incontrando gli ambasciatori dei Paesi Ue in Israele - Ciò che serve ora è un'azione dura della comunità internazionale. Qquesto non significa sanzioni modeste o annacquate ma sanzioni paralizzanti da applicare subito".

(09 febbraio 2010) Tutti gli articoli di Esteri

 

 

 

 

2010-02-08

 

 

 

 

 

 

2010-02-04

Duro affondo del sito in italiano della radiotelevisione di Stato di Teheran dopola visita del premier in Israele

"E' arrivato a dire che la guerra contro Gaza fu giusta, calpestando così i cadaveri di 1.400 civili palestinesi"

L'Iran all'attacco di Berlusconi

"Servigi ai padroni israeliani"

Frattini: "Al servizio solo dei nostri valori e ideali. Israele va difeso"

L'Iran all'attacco di Berlusconi "Servigi ai padroni israeliani"

Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad

TEHERAN - Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha reso una "serie di servigi ai padroni israeliani" con le dichiarazioni fatte durante la sua visita in Israele. Lo ha affermato il sito in italiano della radiotelevisione di Stato iraniana. "Dopo aver sparato dichiarazioni decisamente discutibili sull'Iran - afferma il sito - il premier italiano è arrivato a dire che la guerra contro Gaza fu giusta, calpestando così i cadaveri di 1.400 civili palestinesi uccisi l'anno scorso da Israele durante tre settimane di folli bombardamenti".

Sul sito si afferma che "prima e durante la visita in Israele", Berlusconi "ha rivolto all'Iran tutte le accuse possibili, a cominciare da quella di voler sviluppare armi nucleari". E davanti al Parlamento israeliano, aggiunge, il premier "si è davvero superato definendo 'esempio di democrazia e libertà' il regime israeliano, nato con la forza bruta sulla terra altrui e che si è macchiato dei crimini più orrendi e che da 3 anni ha assediato e murato un milione e mezzo di persone a Gaza". L'emittente Irib lamenta anche il fatto che il premier italiano abbia "definito giusta la guerra contro Gaza" e "sventolato con orgoglio il no dell'Italia all'Onu al rapporto Goldstone che condannava i crimini di guerra israeliani a Gaza".

"Noi siamo al servigio dei nostri valori e dei nostri ideali. Questi dicono che l'Olocausto è stata la più grande tragedia dell'umanità", ha replicato il ministro degli Esteri Franco Frattini. "Confermiamo che Israele è uno Stato libero e democratico che dev'essere difeso".

(04 febbraio 2010) Tutti gli articoli di Esteri

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'UNITA'

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2010-02-09

Iran, Frattini: assaltata ambasciata italiana a Teheran

Assalto all'ambasciata italiana a Teheran, al grido di "Morte all'Italia, morte a Berlusconi". A darne notizia, durante un'audizione in Senato, è stato il ministro degli Esteri Franco Frattini, che ha annunciato di aver dato disposizione al nostro ambasciatore a Teheran, Alberto Bradanini, di non partecipare alle cerimonie di giovedì in occasione del 31mo anniversario della Repubblica islamica.

"Vi comunico - ha detto Frattini - che si è appena svolta una manifestazione ostile verso l'ambasciata italiana a Teheran. Un centinaio di basji, che si sono resi protagonisti di violazioni contro civili hanno tentato di assaltare l'ambasciata a colpi di pietre e al grido di 'Morte all'Italia e a Berlusconì e lo stesso stanno facendo con l'ambasciata di Francia e Olanda".

Per questa ragione, "l'Italia non invierà l'ambasciatore alle manifestazioni dell'11,", ha annunciato il ministro, secondo cui "c'è

una consultazione europea per capire se vi sarà una sorta di osservazione diplomatica da parte delle cancelliere europea, ma credo che quello che è stato deciso dall'Italia sarà condiviso da altri Paesi, come Germania e Gran Bretagna".

Il ministero degli Esteri iraniano ha convocato domenica l'ambasciatore italiano a Teheran, Alberto Bradanini, per trasmettergli una protesta ufficiale per le parole pronunciate dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nella recente visita in Israele. Lo hanno riferito oggi all'ANSA fonti locali attendibili che hanno voluto mantenere l'anonimato.

Dopo l'assalto, ha riferito ancora Frattini, non ci sono stati "danni seri" all'ambasciata italiana a Teheran, contro cui sono state lanciate pietre e uova da parte di manifestanti favorevoli al regime iraniano. L'ambasciata resta aperta.

09 febbraio 2010

 

 

 

 

Il ministro e la diplomazia pop/Il commento

di Umberto De Giovannangelitutti gli articoli dell'autore

Hanno assaltato l'ambasciata. No, ci hanno provato. Ad attaccare sono i miliziani basiji, squadre paramilitari fedeli al regime. A difenderci è la polizia del regime. Non manderemo l'ambasciatore alle celebrazioni della cacciata dello Scià, però la nostra sede diplomatica resta aperta perché è meglio non eccedere. Siamo per la linea dura sanzionatoria ma anche per mantenere aperto il dialogo critico con Ahmadinejad. "Non tollereremo che l'11 febbraio manifestazioni di dissenso vengano represse", ma non per questo mettiamo in discussione il giro di affari miliardari che ci legano all'Iran.

E' il Frattini-show. Teatro della performance la seduta congiunta delle Commissioni esteri di Camera e Senato. Caos totale, indicativo di un governo la cui credibilità internazionale rasenta lo zero (salvo in Afghanistan, dove per essere credibili agli occhi di Barack Obama abbiamo inviato altri soldati non si sa bene a quale fine e con quali imput). Morte a Berlusconi, avrebbero gridato i manifestanti, stando alla ricostruzione fornita dal titolare della Farnesina. Insomma, il Cavaliere avrebbe colpito anche l'immaginario dei duri iraniani.

C'è chi tira in ballo il recente viaggio di Berlusconi in Israele, con gli attacchi frontali lanciati dal premier italiano contro l'Hitler di Teheran. Parole subito riprese – assieme alla giustificazione della guerra a Gaza scatenata un anno e passa fa da Israele – dalla Tv pubblica iraniana. "Quel viaggio non c'entra, si sa l'Iran di questi tempi ce l'ha un po' con tutti", prova a spiegare il Frattini "pompiere" sperzonalizzando ciò che il Frattini "incendiario" aveva messo in risalto.

In Israele, il Cavaliere-Zelig aveva sposato le ragioni dello Stato ebraico. Tornato a Roma, ha preferito non dar seguito ai suoi bellicosi propositi, passando il cerino accesso al fedelissimo Franco (Frattini). Che sia lui a barcamenarsi tra falchi e colombe. Siamo alla "diplomazia pop". Tante parole, nessun fatto. Vallo a spiegare ai ragazzi dell'Onda Verde di Teheran.

09 febbraio 2010

 

 

 

Iran: Khamenei minaccia: "L'11 febbraio daremo un pugno all'Occidente"

Nemici esterni e opposizione interna dell'Iran continuano ad essere due facce della stessa medaglia per l'establishment della Repubblica islamica iraniana. L'Ayatollah Ali Khamenei oggi ha minacciato di assestare un "pugno in bocca" a Stati Uniti, Gran Bretagna e Israele se l'opposizione scenderà in piazza il prossimo 11 febbraio per il 31esimo anniversario della Rivoluzione islamica.

Dopo aver definito i membri dell'opposizione "controrivoluzionari e strumenti dei nemici del Paese", Khamenei ha promesso alla nazione unità per la rivoluzione islamica li sconfiggerà.

Gli iraniani "assesteranno loro un pugno in bocca per scioccarli", ha detto. L'opposizione, ha sottolineato, non fa parte del popolo iraniano. "Oggi è chiaro che coloro che stanno contro il grande lavoro fatto dalla nazione iraniana alle elezioni non fanno parte del popolo" dell'Iran.

L'opposizione sostiene che Mousavi sia il vincitore delle presidenziali del 12 giugno e che la vittoria del presidente Mahmoud Ahmadinejad sia il risultato di brogli di una dimensione senza precedenti.

Le manifestazioni sono proseguite nonostante la dura repressione delle forze di sicurezza del regime nel corso delle quali centinaia di persone sono finite in manette.

Il mese scorso, due persone sono state giustiziate e sentenze di morte sono state pronunciate anche a carica di altri nove daccusadi di esseri coinvolti nei disordini postelettorali di giugno.

08 febbraio 2010

 

2010-02-08

L'Iran alza il tiro: uranio arricchito al 20%. Gli Usa: sanzioni funzionano se uniti

Mahmoud Ahmadinejad rilancia sul nucleare: ha chiesto al capo dell'Organizzazione iraniana dell'energia atomica (Oiea), Ali Akbar Salehi, di "avviare la produzione di uranio arricchito al 20 per cento". La richiesta del presidente iraniano è arrivata durante un discorso trasmesso dagli schermi della televisione di stato.

"Avevo detto: lasciateci concedere (alle grandi potenze) dai due a tre mesi (per concludere un accordo sullo scambio di uranio) e se non fossero state d'accordo avremmo cominciato da soli" a produrre uranio altamente arricchito, ha dichiarato Ahmadinejad inaugurando un'esposizione dedicata alla tecnologia laser. "Adesso, dottor Salehi, avviate la produzione di uranio (arricchito) al 20 per cento con le nostre centrifughe", ha aggiunto il presidente rivolgendosi al capo dell'Oiea, presente nella sala al suo fianco.

Solo martedì scorso lo stesso Ahmadinejad aveva detto che l'Iran era pronto ad arrivare ad un accordo con la comunità internazionale per ricevere dall'estero il combustibile a base di uranio arricchito al 20%, di cui ha bisogno per alimentare un reattore con finalità mediche, consegnando parte del suo uranio arricchito al 3,5%. E venerdì il ministro degli Esteri Manuchehr Mottaki aveva affermato di essere convinto che un'intesa fosse vicina. Ieri, però, dopo avere incontrato Mottaki a Monaco, il direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), Yukiya Amano, ha dichiarato che Teheran non gli ha presentato alcuna nuova proposta per arrivare ad un accordo.

A stretto giro di posta arriva anche la reazione americana. "Se la Comunità internazionale resta unita nei confronti dell'Iran, siamo ancora in tempo affinchè le pressioni e le sanzioni internazionali abbiano l'effetto desiderato, ma dobbiamo veramente lavorare tutti insieme". Lo ha detto il segretario alla Difesa americano, Robert Gates, al termine dell'incontro con il ministro della Difesa italiana, Ignazio La Russa. Gates ha inoltre ribadito che la Comunità internazionale ha offerto all'Iran "molteplici opzioni e opportunità per dimostrare le proprie intenzioni sul nucleare, ma i risultati sono stati molto deludenti".

07 febbraio 2010

 

 

 

 

2010-02-06

Berlusconi e il bluff delle sanzioni In Iran affari a gonfie vele

di U. De Giovannangelitutti gli articoli dell'autore

Evoca sanzioni più dure contro l'Hitler di Teheran. Promette un impegno nell'attuarle da vero Amico d'Israele. Manda avanti un imbarazzato Scaroni per dire che l'Eni non stipulerà nuovi contratti ma si "limiterà" solo a rispettare quelli in corso. Storia di un "grande bluff". Mattatore il Cavaliere-Zelig. "Spalla" sul palcoscenico internazionale: il ministro degli Esteri Frattini. Perfettamente calato nella parte, il Cavaliere-Zelig tuona contro il regime militar-teocratico al potere in Iran, ma dietro le quinte gli affari proseguono. Copiosi. Dice: l'Italia farà la sua parte nell'applicare eventuali nuove sanzioni contro Teheran. Vedremo. Nel frattempo diamo un occhiata a quel che scrive un quotidiano non certo imputabile di ostilità pregiudiziale verso il governo: il Sole24ore . I dati riguardano il 2009 e indicano che l'Italia resta il primo partner commerciale dell'Iran. Dell'Iran di Mahmoud Ahmadinejad.

Con un miliardo e 776 milioni di euro di scambi - cifra elaborata dalla Camera di commercio italo-iraniana su dati Eurostat - l'Italia si conferma anche nel primo semestre del 2009 primo partner commerciale europeo dell'Iran. Primato conquistato già dal 2008 - anno in cui, con oltre 6 miliardi di euro di interscambio, si registrò il sorpasso della Germania, che rimane però il principale esportatore di beni e servizi verso l'Iran, tra i Paesi Ue. Nel primo semestre del 2009 - rileva il Sole24ore - le esportazioni italiane verso il Paese islamico hanno raggiunto i 894 milioni di euro, confermando il trend di crescita iniziato nel 2006 e proseguito fino allo scorso anno, quando i dati sull'export raggiunsero i 2 miliardi e 170 milioni. Le esportazioni si concentrano principalmente nel settore meccanico, nell'impiantistica e nelle costruzioni. Mentre, il nostro Paese importa dall'Iran soprattutto energia e prodotti del comparto agroalimentare. Il saldo commerciale dei primi sei mesi del 2009 è in attivo, l'export che sopravanza le importazioni di 12 milioni di euro. Non solo Eni. Sono infatti quasi un migliaio le aziende italiane in Iran. Solo qualche decina, però, hanno deciso di aprire in Iran anche un proprio sito produttivo. A guidare la rappresentanza, con importanti basi operative, sono grandi gruppi del settore energetico, siderurgico e dell'impiantistica come Eni, Ansaldo, Tecnimont, Danieli e Duferco. C'è chi, tra i top manager italiani, prova a giustificare questo imponente giro di affari sostenendo che "il commercio aiuta i diritti" ma c'è chi afferma che l'Italia resta fedele al vecchio adagio "Pecunia non olet". Per non essere accusati di essere i soliti "comunisti", prendiamo a prestito quanto rileva un giornale non certo ascrivibile tra i nemici di Berlusconi. Scrive su Il Foglio Giulio Meotti: "È con i camion della Iveco che il regime iraniano trasporta i famosi missili Shahab 3 che possono colpire Israele. Una nostra azienda simbolo, Ansaldo, ha fornito all’Iran 4 centrali elettriche. La Fata, altro grande nome italiano, gli fornisce impianti per l’alluminio. Nel 2007, per un giro di affari di 5,7 miliardi di euro, l’Italia è stata primo partner commerciale dell’Iran. Questo per fare soltanto alcuni esempi...". Molti contratti, sostengono alcuni top manager supportati dai più stretti collaboratori del ministro degli Esteri Frattini, sono stati siglati quando a Teheran comandava il "riformista" Rafsanjani, peraltro mai tenero col Nemico sionista. Ma la realtà è più complessa e indigesta per il Cavaliere-Zelig. Alcuni esempi: a partire dall'avvento al potere di Ahmadinejad, un grande accordo ha riguardato un impianto per la produzione di alluminio realizzato dalla Fata, del gruppo Finmeccanica, del valore di oltre 300 milioni di euro. Nel giugno scorso la Maire Tecnimont ha siglato un accordo di investimenti pari a 200 milioni di euro. Insieme a Russia e Cina, l’Italia ha contribuito al programma aerospaziale iraniano, anche se nega di essere impegnata per il futuro lancio di un nuovo satellite artificiale di Teheran, il Mesbah-2. La compagnia italiana Carlo Gavazzi Space ha aiutato l’Iran con il suo sistema di comunicazione satellitare Mesbah, che gli israeliani ritengono venga usato per scopi militari e di intelligence. Eppure il progetto Mesbah ha avuto il sostegno politico di Roma. Gli uomini del Cavaliere puntualizzano che nell'ultimo anno le imprese italiane hanno diminuito i loro affari in Iran e che non godono più della copertura della Sace. Sia pure, resta comunque il dato - questo sì incontrovertibile - che l'interscambio con Teheran è aumentato del 12%.

Sarà pure vero che le imprese italiane investono meno in Iran ma è certamente vero che gli iraniani continuano a fornirsi in Italia anche nel settore militare. Un esempio? I temuti barchini dei Guardiani della Rivoluzione (quelli che Netanyahu chiede a Berlusconi di inserire nella black list con apposita legge) sono prodotti dalla FB Design di Lecco: per essere ancora più precisi, i Pasdaran hanno acquisito dalla FB Design la costruzione e il modello della nave chiamata "Levriero", in dotazione alla Guardia di Finanza. Anche a livello creditizio i rapporti bilaterali sono significativi. Mediobanca e l’allora Banca Intesa, poi confluita con San Paolo nel grande polo bancario di Bazoli, nel 2006 vantavano crediti rispettivamente per 2 e 1,5 miliardi di dollari nei confronti di cordate composte dalle principale banche iraniane, tutte pubbliche. Quattro di queste, legate da rapporto debitorio con Mediobanca, sono addirittura banche governative, emanazione diretta dei Ministeri.

Mediobanca, Eni, Telecom, Capitalia, Montedison, Falck. Il gotha del capitalismo italiano non ha smesso di fare affari, del tutto leciti, con l’Iran retto dal duo Ahmadinejad-Khamenei. Ora si cambia, promette il Cavaliere-Zelig. Sarà vero? In Israele c'è chi ne dubita. Alla vigilia della visita di Berlusconi, il quotidiano Debka File (vicino agli ambienti del Mossad) ha pubblicato un report esclusivo dal titolo "Il commercio tra Italia e Iran prospera, e sostiene il programma nucleare di Teheran". Il Mossad ha svelato, poi, alcuni importanti collegamenti fra oltre 1000 aziende italiane, incoraggiate da Roma a investire in Iran, e la Repubblica Islamica. "Fra queste - continua il rapporto - è incluso il gigante energetico Eni, la Fiat Ansaldo, la Danieli-Dufuerco e la Maire Technimont che solo nell'ultimo mese ha firmato un contratto da 220 milioni per l'acquisto di gas dall'Iran". Tra gli altri l'Iveco, gruppo Fiat, starebbe "rifornendo l'esercito iraniano e la Guardia rivoluzionaria di camion pesanti".

06 febbraio 2010

 

 

Usa: nucleare, accordo lontano con l'Iran

ll segretario della Difesa Usa Robert Gates ha detto oggi che non ci sono segnali di un prossimo accordo tra Iran e Occidente sullo scambio di uranio arricchito e combustibile da usare nei reattori per produrre isotopi medici. "Non ho la sensazione che siamo vicini ad un accordo", ha detto Gates ai giornalisti ad Ankara, dove si trova per incontrare i leader turchi.

"Se sono pronti ad accettare la proposta originaria del P-5+1 di consegnare 12.000 kg del loro uranio arricchito, credo che ci potrebbe essere una risposta", ha spiegato. "Ma la realtà è che non hanno fatto nulla per rassicurare la comunità internazionale che sono pronti ad aderire e a fermare i loro progressi verso l'atomica, dunque penso che vari Paesi dovrebbero riflettere sul fatto che è arrivato il momento di perseguire altre strade", ha aggiunto il segretario Usa.

Il ministro degli Esteri iraniano Manouchehr Mottaki ha detto ieri di vedere buone prospettive per un accordo con le potenze mondiali sullo scambio di uranio arricchito con combustibile per reattori nucleari. Intanto oggi, mentre in Iran si celebra il 31esimo anniversario della rivoluzione islamica, le autorità hanno annunciato la produzione di due nuovi missili.

06 febbraio 2010

 

 

 

2010-02-04

Teheran contro Berlusconi: "Servigi ai padroni israeliani". Frattini: al servizio dei nostri valori.

La compagnia radiotelevisiva di Stato iraniana ha attaccato Silvio Berlusconi per l'intervento alla Knesset, accusando il presidente del Consiglio di aver "completato tutta la serie di servigi fatta ai padroni israeliani". Sul sito in italiano dell'emittente, si legge che "dopo aver sparato dichiarazioni decisamente discutibili sull'Iran, Berlusconi è arrivato a dire che la guerra contro Gaza fu giusta, calpestando così i cadaveri di 1400 civili palestinesi uccisi" nei "folli bombardamenti" israeliani.

Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha respinto le accuse arrivate dall'Iran. "Noi siamo al servizio dei nostri valori e dei nostri ideali - ha affermato il titolare della Farnesina - i nostri valori dicono che l'Olocausto è stato la più grande tragedia dell'umanità". "Israele è uno stato libero e democratico e deve essere difeso", ha insistito conversando con i cronisti a Perugia a margine di un incontro della candidata alla Giunta regionale dell'Umbria per il Pdl, Fiammetta Modena. Frattini ha spiegato che era immaginabile una reazione iraniana alle parole pronunciate dal presidente del Consiglio davanti alla Knesset. "Noi", ha assicurato, "saremo sempre leali all'alleanza con l'Europa, con gli Stati Uniti con i Paesi democratici, con i Paesi del mondo arabo che non vogliono la bomba atomica iraniana".

Sul sito dell'emittente iraniana si afferma che "prima e durante la visita in Israele", Berlusconi "ha rivolto all'Iran tutte le accuse possibili, a cominciare da quella di voler sviluppare armi nucleari". E davanti al Parlamento israeliano, aggiunge, il premier "si è davvero superato definendo 'esempio di democrazia e liberta" il regime israeliano, nato con la forza bruta sulla terra altrui e che si è macchiato dei crimini più orrendi e che da 3 anni ha assediato e murato un milione e mezzo di persone a Gaza". L'emittente Iris lamenta anche il fatto che il premier italiano abbia "definito giusta la guerra contro Gaza" e "sventolato con orgoglio il no dell'Italia all'Onu al rapporto Goldstone che condannava i crimini di guerra israeliani a Gaza".

Intanto l'Iran ha chiarito meglio la proposta di riapertura del dialogo sul nucleare avanzata dal presidente Mahmoud Ahmadinejad. L'ambasciatore della repubblica islamica a Mosca, Mahmud-Reza Sajjadi, ha spiegato che Teheran accetterà di spedire all'estero il suo uranio per l'arricchimento solo se contestualmente riceverà una fornitura di uranio già arricchito. La strada del dialogo sembra ancora tutta in salita. Sul fronte delle sanzioni, uno stop è arrivato dalla Cina: il ministro degli Esteri, Yang Jieichi, ha avvertito che parlarne ora "complica la situazione e impedisce di trovare una soluzione diplomatica".

04 febbraio 2010

 

 

 

Berlusconi alla Knesset "Israele simbolo di democrazia giusta la reazione a Gaza"

"Sono onorato, il mio Paese è onorato di essere qui e di parlare in questo parlamento, che è il simbolo stesso della democrazia. Commosso ringrazio". Silvio Berlusconi verga il suo pensiero sul libro delle firme alla Knesset, il parlamento israeliano. Berlusconi si è inchinato davanti alla bandiera di Israele, passando in rassegna il picchetto d'onore ed ha ascoltato la spiegazione del presidente della Knesset, Reuven Rivlin, sugli arazzi di Marc Chagall che decorano il parlamento israeliano.

Dopo l'attentato alle Torri gemelle, "noi italiani siamo stati consapevoli fin dal primo momento che la sfida del terrorismo era rivolta non soltanto contro gli Stati Uniti e contro Israele, ma contro tutti i Paesi democratici dell'Occidente e contro gli stessi Paesi arabi moderati". Lo ha sottolineato il premier Silvio Berlusconi nel suo discorso alla Knesset, il Parlamento israeliano.

"Dopo l'11 settembre -ha detto il presidente del Consiglio- abbiamo capito il carattere ultimativo e globale della sfida al nostro modo di vivere e alla nostra pratica della libertà, alla nostra pratica dell'eguaglianza tra i sessi, del diritto universale alla vita, alla libertà e alla sicurezza. Dieci anni prima era stata Tel Aviv ad essere colpita dai missili Scud di Saddam Hussein e dal 2000 è stata l'ondata terroristica della Seconda Intifada a mettere a dura prova il grande spirito di resistenza del vostro popolo". Assicura il Cavaliere: "Abbiamo fatto la nostra parte, dall'Irak all'Afganistan, dalla Bosnia al Libano, per combattere il terrorismo e favorire la pace. Con i nostri soldati e le nostre missioni di pace, abbiamo contribuito a rendere il mondo più sicuro e più giusto, pagando un alto tributo di vite umane". Il nostro paese, dice il presidente del Consiglio, si oppose al rapporto Goldstone dell'Onu perchè Israele dispiegò "una giusta reazione" ai missili di Hamas da Gaza. "L'Italia -assicura- è orgogliosa di molti gesti di solidarietà verso il vostro paese, come ad esempio il rifiuto del nostro governo a partecipare alla Conferenza Durban II di Ginevra, che voleva sanzionare Israele con intollerabili accuse di razzismo e di violenza. Come il nostro voto contrario al rapporto Goldstone, che intendeva criminalizzare Israele per la reazione ai missili di Hamas lanciati da Gaza".

"Per noi, come hanno detto sia il papa Giovanni Paolo II che il Rabbino Elio Toaff, il popolo ebraico è un "fratello maggiore"". Lo ha sottolineato il premier Silvio Berlusconi aprendo il suo intervento alla Knesset. "Mi sento davvero uno di voi. Mi sono sentito uno di voi nel giorno in cui ho visitato Auschwitz. Un giorno che ha cambiato profondamente la mia vita. In nome del popolo italiano - dice il premier concludendo l'intervento - auguro pace, serenità e benessere, a voi e a tutto il vostro popolo. Viva Israele, viva l'Italia, viva la pace e la libertà!".

"Hai conquistato i nostri cuori": così il premier israeliano Benyamin Netanyahu si è rivolto alla Knesset, il parlamento israeliano, al presidente del consiglio Silvio Berlusconi, del quale ha elogiato la figura e l'opera. "Un discorso stupendo, emozionante e vero": così il ministro della difesa israeliano e leader laburista, Ehud Barak, ha commentato l'intervento. Tzipi Livni, leader del principale partito di opposizione Kadima, ha trovato il discorso "commovente". "Mentre altri leader tentennano - ha detto - Berlusconi ha sempre il coraggio di dire quello che pensa. Al di là della politica - ha proseguito la Livni - è una questione di valori. Lui sa distinguere fra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, sia che si tratti di antisemitismo, della minaccia iraniana o della lotta al terrorismo".

"Quella degli israeliani a Gaza fu un'aggressione: c'è un rapporto che si chiama Goldstone sui crimini israeliani e qualunque cosa dica il premier Berlusconi non cambia la realtà". Lo ha detto all'ANSA Nemer Hammad, uno dei più stretti consiglieri politici del presidente palestinese Abu Mazen.

Intanto, l'Iran smentisce il disimpegno dell'Eni nel Paese. "Non è vero" che l'Eni abbia rinunciato a trattative con l'Iran per nuovi investimenti nel Paese. Lo ha detto oggi Seifollah Jashnsaz, direttore della compagnia Statale petrolifera iraniana (Nioc), dopo che ieri il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, in visita in Israele, aveva affermato che l'Eni aveva "già disdetto" la partecipazione alla terza fase di un importante progetto petrolifero in Iran.

"Le trattative continuano con l'Eni per la terza fase di sviluppo del giacimento di Darkhovin", ha affermato Jashsnaz citato all'agenzia Irna, sottolineando che il gruppo italiano sta attualmente lavorando alla seconda fase, "del valore di un miliardo di dollari, che dovrà innalzare la produzione da 50.000 a 160.000 barili al giorno". L'inizio dell'impegno dell'Eni per lo sviluppo del giacimento di Darkhovin risale al 2001, quando il gruppo del cane a sei zampe firmò con Teheran un primo accordo da 550

milioni di dollari per la fase 1, poi diventata operativa nel 2005.

"Berlusconi chiarisca le sue dichiarazioni: dopo le smentite da parte del direttore della compagnia Statale petrolifera iraniana, secondo il quale non è vero che l'Eni abbia rinunciato a trattative con l'Iran per nuovi investimenti, aspettiamo di capire come stanno davvero le cose: c'è o no il disimpegno dell'Eni nel paese di Ahmadinejad?". Lo chiede il vicepresidente del gruppo del Pd alla Camera, Alessandro Maran.

03 febbraio 2010

il SOLE 24 ORE

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.ilsole24ore.com

2010-02-09

Eni in contatto con Farnesina:

"Monitoriamo la situazione"

di Vittorio Carlini

9 febbraio 2010

"Dai nostri archivi"

Frattini: "Tentato assalto all'ambasciata italiana in Iran"

Il fondo Knignt Vinke insiste sullo spin-off del gas, Eni in rialzo

Accordo con l'Antitrust Ue Eni cede quote di tre gasdotti

Dall'Iran smentita sul disimpegno del gruppo

Eni chiude la contesa in Uganda e punta su Iraq e Venezuela

In contatto con la Farnesina, "monitoriamo la situazione". Contattata dal sole24ore.com, dopo la notizia del tentato assalto in Iran all'ambasciata italiana, l'Eni fa trapelare solo questo breve commento. E non potrebbe essere altrimenti vista la delicatezza di una situazione in evoluzione minuto dopo minuto. Così, rispetto alla strategia di business, la posizione ufficiale del Cane a sei zampe, che ha alcune importanti attività nel paese medio-orientale, rimane quella già esposta più volte dall'amministratore delegato Paolo Scaroni: in Iran porteremo a conclusione i contratti in essere ma non ne firmeremo di nuovi.

Già i contratti in essere. Quali le attività principali? Essenzialmente Eni ha due grossi progetti a Teheran, entrambi nel business "Exploration&Production". Il primo riguarda il giacimento off-shore nel golfo Persico South&Park 4 e 5 (Eni è operatore al 60%); il secondo è il campo Darquain, nell'onshore. Si tratta di giacimenti da cui Eni ricava il 91% della produzione nel paese.

Ma non è solo estrazione. Il Cane a sei zampe, infatti, svolge un'attività di sviluppo nel giacimento di Darquain (Eni operatore, 60%) sul quale è in corso un progetto di upgrading che prevede la perforazione di pozzi addizionali, l'ampliamento della capacità di trattamento del centro olio presente nell'area e l'iniezione di gas in giacimento. Interventi che prevedono l'incremento della produzione del campo da 100 mila barili/giorno a 160 mila barili/giorno, per una quota dell'Eni di 14 mila barili/giorno.

Peraltro, proprio sul fronte delle società che operano in Iran il 5 febbraio scorso il Presidente della Camera Gianfranco Fini, elogiando la decisione dell'Eni, aveva invitato Finmeccanica a seguire le orme del Cane a sei zampe

9 febbraio 2010

 

 

 

Frattini: "Tentato assalto

all'ambasciata italiana in Iran"

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9 febbraio 2010

Tentato assalto all'ambasciata italiana in Iran. Nella foto il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad (Reuters)

"Dai nostri archivi"

L'Aiea allarmata: "Ora l'accordo è a rischio"

Eni in contatto con Farnesina: "Monitoriamo la situazione"

L'Iran contro Berlusconi: "Servo di Israele". Frattini:"Siamo al servizio dei nostri valori"

La sfida di Ahmadinejad: produrremo uranio arricchito

Otto arresti all'ambasciata britannica a Teheran. La Ue: stop a intimidazioni

 

La polizia iraniana ha "scongiurato un assalto vero e proprio all'ambasciata" italiana. È il ministro degli Esteri Franco Frattini, a Palazzo Madama, davanti alle commissioni Esteri riunite di Camera e Senato a dare la notizia di un attacco delle milizie filogovernative iraniane dei basiji contro la sede diplomatica italiana a Teheran. "Grazie all' intervento delle forze dell'ordine di Teheran non ci sono danni seri" alla rappresentanza diplomatica italiana in Iran, ha detto Frattini. "Credo sia utile informare il parlamento che si è appena svolta una manifestazione ostile verso l'ambasciata italiana a Teheran - ha spiegato il ministro - un centinaio di questi basiji, travestiti da civili hanno tentato di assalire la sede diplomatica gridando "Morte all'Italia, morte a Berlusconi". Lo stesso - ha proseguito Frattini - stanno facendo con le ambasciate di Francia, Olanda e rappresentanze diplomatiche europee".

Una protesta che la Farnesina riconduce strettamente alla volontà del regime islamico di Teheran, scegliendo, come come risposta all'azione dei militanti filogovernativi iraniani, di non inviare il proprio ambasciatore alle manifestazioni dell'11 febbraio (anniversario della rivoluzione khomeinista). Frattini ha spiegato inoltre che "una consultazione europea si sta tenendo in queste ore per capire se vi sarà una sorta di osservazione diplomatica da parte delle cancellerie europee: ma credo che quello che decide l'Italia sarà condiviso da altri paesi, cioè che non vi sia la presenza dell'ambasciatore dopo che c'è stata un'aggressione con lancio di pietre".

Il ministro Frattini non riconduce lo scoppio delle manifestazioni contro la sede diplomatica italiana alle recenti dichiarazioni del presidente del Consiglio Berlusconi, durante la sua visita in Israele, mentre invece l'agenzia Ansa riferisce che il ministero degli Esteri iraniano ha convocato domenica l'ambasciatore italiano a Teheran, Alberto Bradanini, per trasmettergli una protesta ufficiale per le parole pronunciate dal presidente del Consiglio nella recente visita in Israele . "L'Iran ha purtroppo rapporti complessi e problematici con tutta la comunità internazionale. Sono rapporti che si stanno complicando perchè la palla è nel campo di Teheran, non in quello europeo o americano", ha sostenuto il ministro Frattini, precisando che "l'ambasciata italiana resta aperta: siamo preoccupati ma speriamo non debba accogliere nessuno".

L'Iran avvia il processo di arricchimento dell'uranio

L'Iran ha avviato la produzione di uranio arricchito al 20 per cento nell'impianto di Natanz. Lo ha reso noto la televisione in lingua araba Al Alam. L'avvio del programma, annunciato nei giorni scorsi e che rappresenta una nuova sfida alla comunità internazionale, lunedì era stato notificato formalmente all'Aiea (l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica).

Secondo una fonte non identificata citata dalla tv pubblica, alle procedure per l'arricchimento del materiale sono presenti gli ispettori dell'Aiea.

Il lancio del processo di arricchimento dell'uranio al 20% era stato annunciato domenica dai dirigenti iraniani. Questa decisione è stata presa a causa del blocco dei negoziati con il Gruppo 5+1 (Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna, Germania) sulla fornitura all'Iran del combustibile arricchito al 20% di cui Teheran dice di avere bisogno per un reattore di ricerca medica.

I dirigenti iraniani tuttavia hanno affermato che "la porta rimane aperta" per uno scambio di uranio con le grandi potenze occidentali, chiamate a "passare dal confronto alla cooperazione" con Teheran.

L'arricchimento al 20% dell'uranio deciso dall'Iran avviene nel sito di Natanz, nel centro dell'Iran. "Abbiamo iniziato a produrre combustibile nucleare arricchito al 20% alla presenza di ispettori dell'Aiea", ha dichiarato un funzionario alla tv di stato iraniana in lingua araba Al Alam. Un portavoce dell'ente iraniano per il nucleare, Ali Shirzadian, ha detto che i "lavori preparatori" sono iniziati alle 9.30 (le 7 italiane) e che la produzione avrebbe materialmente preso il via verso le 13 locali.

Intanto arriva un nuovo stop della Cina alla possibilità di altre sanzioni Onu contro l'Iran. Pechino ha chiesto ulteriori negoziati con Teheran, dopo i ripetuti appelli di alcuni paesi occidentali per nuovi provvedimenti contro l'Iran, che continua a sviluppare il suo programma nucleare. La Cina è membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell'Onu e potrebbe dunque esercitare il proprio diritto di veto

 

 

 

 

L'Iran avvia il processo di arricchimento dell'uranio

9 febbraio 2010

Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad visita l'impianto per l'arricchimento dell'uranio a Natanz. (AFP)

"Dai nostri archivi"

L'Aiea allarmata: "Ora l'accordo è a rischio"

L'Iran riprende l'arricchimento dell'uranio

Teheran: stop Onu all'arricchimento dell'uranio "senza valore"

L'Iran "accecherà i nemici", ma "concorda" le ispezioni per il nuovo sito nucleare

Obama: Teheran viola i trattati, partano le ispezioni dell'Onu

 

La polizia iraniana ha "scongiurato l'assalto vero e proprio all'ambasciata" italiana. Lo ha detto il Ministro degli Esteri Franco Frattini, a Palazzo Madama, davanti alle commissioni esteri riunite di Camera e Senato. Frattini ha assicurato che, grazie all' intervento delle forze dell'ordine di Teheran, "non ci sono danni seri" alla rappresentanza diplomatica italiana in Iran. L'assalto, ha detto Frattini, è stato tentato da parte di milizie di manifestanti vicine al regime (i basiji, n.d.r.). "Credo sia utile informare il parlamento che si è appena svolta una manifestazione ostile verso l'ambasciata italiana a Teheran - ha detto il ministro - un centinaio di questi basiji, travestiti da civili hanno tentato di assalire la sede diplomatica gridando "Morte all'Italia, morte a Berlusconi". Lo stesso - ha proseguito Frattini - stanno facendo con le ambasciate di Francia, Olanda e rappresentazioni diplomatiche europee".

L'Iran avvia il processo di arricchimento dell'uranio

L'Iran ha avviato la produzione di uranio arricchito al 20 per cento nell'impianto di Natanz. Lo ha reso noto la televisione in lingua araba Al Alam. L'avvio del programma, annunciato nei giorni scorsi e che rappresenta una nuova sfida alla comunità internazionale, lunedì era stato notificato formalmente all'Aiea (l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica).

Secondo una fonte non identificata citata dalla tv pubblica, alle procedure per l'arricchimento del materiale sono presenti gli ispettori dell'Aiea.

Il lancio del processo di arricchimento dell'uranio al 20% era stato annunciato domenica dai dirigenti iraniani. Questa decisione è stata presa a causa del blocco dei negoziati con il Gruppo 5+1 (Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna, Germania) sulla fornitura all'Iran del combustibile arricchito al 20% di cui Teheran dice di avere bisogno per un reattore di ricerca medica.

I dirigenti iraniani tuttavia hanno affermato che "la porta rimane aperta" per uno scambio di uranio con le grandi potenze occidentali, chiamate a "passare dal confronto alla cooperazione" con Teheran.

L'arricchimento al 20% dell'uranio deciso dall'Iran avviene nel sito di Natanz, nel centro dell'Iran. "Abbiamo iniziato a produrre combustibile nucleare arricchito al 20% alla presenza di ispettori dell'Aiea", ha dichiarato un funzionario alla tv di stato iraniana in lingua araba Al Alam. Un portavoce dell'ente iraniano per il nucleare, Ali Shirzadian, ha detto che i "lavori preparatori" sono iniziati alle 9.30 (le 7 italiane) e che la produzione avrebbe materialmente preso il via verso le 13 locali.

Intanto arriva un nuovo stop della Cina alla possibilità di altre sanzioni Onu contro l'Iran. Pechino ha chiesto ulteriori negoziati con Teheran, dopo i ripetuti appelli di alcuni paesi occidentali per nuovi provvedimenti contro l'Iran, che continua a sviluppare il suo programma nucleare. La Cina è membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell'Onu e potrebbe dunque esercitare il proprio diritto di veto.

 

Iran, Khamenei: "L'11 febbraio sarà un pugno in faccia ai nemici"

L'Aiea allarmata da Teheran: "Ora l'accordo è a rischio"

L'atomica islamica e il club dei paesi nucleari (di Mario Cianflone)

Afghanistan, vicina l'offensiva contro la "Fallujah talebana" (di Gianandrea Gaiani )

 

 

Dall'Iran smentita sul disimpegno del gruppo

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3 febbraio 2010

"Dai nostri archivi"

Berlusconi: "L'Eni ha congelato i sui programmi in Iran"

Iran al voto

Kashagan, il consorzio a guida Eni firma un memorandum: kazaki più forti

Eni, firmato contratto per il giacimento Zubair

Eni: 4 mld $ da Gazprom per i giacimenti Yukos

 

I negoziati tra Eni e l'Iran per lo sviluppo della terza fase del giacimento di Darkhovin "non sono interrotti". Lo ha reso noto il direttore della National Iranian Oil Company, Seifollah Jashnsaz. "Eni - ha spiegato - non si è ritirato dal progetto". Il gruppo italiano, in Iraq, è presente a Darkhovin e nel sito offshore South Pars. Ieri il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, aveva annunciato che Eni "ha un contratto che deve rispettare, salvo pagare pesanti indennità, ma ha già disdetto la possibilità che gli viene riconosciuta contrattualmente, di sviluppare la terza fase, un'attività in un importante giacimento petrolifero". Il giacimento a cui si riferiva il premier, secondo gli analisti, sarebbe per l'appunto quello di Darkhovin.

3 febbraio 2010

 

 

 

 

 

Berlusconi: "L'Eni ha congelato

i sui programmi in Iran"

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2 febbraio 2010

Silvio Berlusconi e il premier israeliano Benjamin Netanyahu (AP Photo/Yin Bogu, Pool)

"Dai nostri archivi"

Berlusconi: "Il mio sogno è Israele nell'Unione Europea"

L'Iran contro Berlusconi: "Servo di Israele". Frattini:"Siamo al servizio dei nostri valori"

Dall'Iran smentita sul disimpegno del gruppo

Netanyhau a Obama: "No a uno stato palestinese"

Il "voto" di Berlusconi per Mc Cain onnipresente sui siti Usa

Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, "avrà il piacere di ricevere l'amministratore delegato dell'Eni per parlare di questa situazione". Lo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, aggiungendo che "l'Italia dal 2007 ha tolto ogni supporto del Governo alle esportazioni di nostre aziende in Iran, dal 2007 abbiamo cominciato a ridurre la nostra presenza che si riduce praticamente all'azienda Eni, che ha un contratto che deve rispettare, salvo pagare pesanti indennità, ma ha già disdetto la possibilità che gli viene riconosciuta contrattualmente, di sviluppare la terza fase, un'attività in un importante giacimento petrolifero".

Pure senza nominarlo, il premier italiano ha poi definito Ahmadinejad "una guida che ricorda personaggi nefasti del passato". Prima della firma degli accordi tra Italia e Israele Silvio Berlusconi ha ribadito quanto sostenuto già nel suo primo giorno del viaggio di stato. "Il problema della sicurezza è fondamentale per Israele. Ora ancora di più perchè c'è uno Stato che prepara l'atomica per usarla contro qualcuno. Il premier ha poi ribadito la volontà da parte dell'Italia di sostenere il processo di pace in Medio Oriente. Roma, afferma il premier, "garantisce il suo apporto" per arrivare alla pace in Medio Oriente. "Da tempo - aggiunge - abbiamo preparato un piano Marshall e proposto Erice come sede dei negoziati".

Berlusconi: "Il mio sogno è Israele nell'Unione Europea"

Con l'Iran un rapporto privilegiato da Mattei in poi (di Alberto Negri)

SCHEDA / Italia primo partner di Teheran nella Ue

 

 

 

Italia primo partner di Teheran nella Ue

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26 settembre 2010

L'interscambio

Con un miliardo e 776 milioni di euro complessivi di scambi - cifra elaborata dalla Camera di commercio italo-iraniana su dati Eurostat - l'Italia si conferma anche nel primo semestre di quest'anno primo partner commerciale europeo dell'Iran. Un primato conquistato già a partire dal 2008 - anno in cui, con oltre 6 miliardi di euro di interscambio, si registrò un sorpasso storico ai danni della Germania, che rimane, però, il principale esportatore di beni e servizi verso l'Iran, tra i paesi Ue.

L'export

Nel primo semestre del 2009, le esportazioni italiane verso il paese islamico hanno raggiunto un volume totale di 894 milioni di euro, confermando il trend di crescita iniziato nel 2006 e proseguito fino allo scorso anno, quando i dati sull'export raggiunsero la cifra complessiva di 2 miliardi e 170 milioni di euro.

Le esportazioni si concentrano principalmente nel settore meccanico, nell'impiantistica e nelle costruzioni. Mentre, il nostro paese importa dall'antica Persia soprattutto energia e prodotti del comparto agroalimentare. Il saldo commerciale dei primi sei mesi del 2009 è in attivo, con l'export che sopravanza le importazioni di 12 milioni di euro

Le aziende italiane in Iran

Sono quasi un migliaio. Solo qualche decina, però, quelle che hanno deciso di aprire in Iran anche un proprio sito produttivo. A guidare la rappresentanza, con importanti basi operative, sono grandi gruppi del settore energetico, siderurgico e dell'impiantistica come Eni, Ansaldo, Tecnimont, Danieli e Duferco

26 settembre 2010

 

 

 

Con l'Iran un rapporto privilegiato da Mattei in poi

di Alberto Negri

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26 settembre 2010

 

Negli uffici di Teheran della Nioc, la compagnia petrolifera di stato, una grande foto in bianco e nero dai riverberi color seppia mostra i tecnici dell'Eni di Enrico Mattei che nei primi anni 60 si arrampicavano con equipaggiamento da pionieri sui Monti Zagros. È appesa a quel muro dai tempi dello shah e c'è rimasta anche dopo la rivoluzione degli ayatollah che nei loro libri di storia assegnano un ruolo di primo piano al presidente dell'Eni e al suo tentativo di fare concorrenza alle Sette Sorelle.

Da allora e per 50 anni le relazioni economiche e politiche tra l'Italia e l'Iran non si sono mai interrotte, neppure nei momenti peggiori: quando negli anni 80 Teheran combatteva contro gli iracheni nelle paludi dello Shatt el-Arab, le imprese italiane furono le uniche che non abbandonarono mai la piazza. Aiutavamo l'economia ma anche lo sforzo bellico dell'Iran attaccato da Saddam Hussein. Questa è stata una delle ragioni fondamentali che in seguito ha consentito importanti accordi economici bilaterali e alle nostre società un ruolo di primo piano.

L'Italia, alla fine degli anni 90, fu anche il primo paese europeo, dopo la "crisi degli ambasciatori", a ristabilire contatti di alto livello con gli ayatollah e a sostenere il tentativo riformista dell'ex presidente Khatami eletto nel '97. Importanti, anche sul piano internazionale, furono quindi le visite a Teheran dell'allora ministro degli Esteri Lamberto Dini e poi anche del premier Romano Prodi.

Furono gli stessi iraniani, quando l'Italia era presidente di turno Ue, a spingere perché Roma, nell'estate del 2004, accettasse di entrare nel gruppo di paesi che dovevano negoziare sul nucleare (i cinque del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e la Germania). L'Italia declinò l'offerta, avanzata da Gran Bretagna, Francia e Germania, perché intendeva mantere una posizione di "equidistanza" tra le parti: in poche parole non voleva entrare in rotta di collisione con un partner commerciale importante e allo stesso tempo rischiare frizioni diplomatiche con un alleato storico come Washington.

I rapporti tra Italia e Iran hanno sempre suscitato apprensione da parte americana. "Anche se Usa e Italia cooperano strettamente su numerosi temi ci sono alcune posizioni della politica estera italiana che continuano a preoccuparci", aveva dichiarato in luglio alla Commissione esteri del Senato Usa il nuovo ambasciatore in Italia David Thorne. Lo stesso Thorne di recente ha detto: "Siamo preoccupati che Teheran sviluppi armi nucleari e intendiamo gestire le relazioni con l'Iran in un fronte unito. Vogliamo essere certi che tutti, Italia compresa, partecipino compatti a questa gestione".

La diplomazia italiana si è comunque sforzata di esercitare con l'Iran di Ahmadinejad un ruolo di mediazione. Non con troppa fortuna però, almeno a giudicare dai risultati recenti. In primavera il ministro degli Esteri Franco Frattini - in vista della riunione di Trieste sull'Afghanistan - aveva espresso l'intenzione di andare in missione a Teheran ma il viaggio saltò perché Ahmadinejad gli propose di riceverlo nella città di Semnan, dove gli iraniani avevano appena sperimentato il lancio di un missile. In fondo, con il senno di poi, fu meglio così: erano alle porte le elezioni presidenziali che di lì a poco avrebbero precipitato il paese in un'ondata di proteste popolari e poi nella spirale della repressione. Peraltro neppure il presidente iraniano, a Roma nel 2008 in occasione del vertice della Fao, era stato ricevuto da rappresentanti del governo: si era dovuto accontentare di un incontro con gli operatori economici durante il quale comunque affermò che "l'Italia è un paese amico, il più amico di tutti, e l'Iran è la nazione più sicura di tutte per gli italiani".

La realtà è che l'Italia, con 6 miliardi di interscambio, è il primo partner europeo dell'Iran. Teheran è anche il nostro quarto fornitore di petrolio con 3,6 miliardi di euro e 9,6 milioni di tonnellate, dopo Libia, Russia e Arabia Saudita. Non è quindi solo l'Italia a temere le tensioni sul nucleare e un rallentamento del business: l'atomica dei pasdaran rischia di cambiare quell'equazione tra Corano e metano che da trent'anni segna i rapporti con la repubblica islamica.

26 settembre 2010

 

 

 

 

Iran, Khamenei:"L'11 febbraio sarà un pugno in faccia ai nemici"

8 febbraio 2010

"Dai nostri archivi"

In Iran pugno duro di Khamenei "Elimineremo l'opposizione"

Iran, portavoce Khamenei: a morte capi dell'opposizione

In Iran confermata la rielezione di Ahmadinejad

Khamenei chiede la fine delle proteste: punito chi continuerà

Iran, il coraggio dello studente che sfida Khamenei

Nell'anniversario della rivoluzione iraniana, l'11 febbraio, il popolo "darà un pugno in faccia" ai nemici. Lo ha affermato lunedì 8 febbraio la Guida suprema, ayatollah Ali Khamenei, mentre l'opposizione si appresta a tornare in piazza per manifestare quel giorno, approfittando dei raduni ufficiali. Khamenei, in un discorso riferito dalla televisione di Stato,è tornato ad accusare le potenze occidentali di avere organizzato le proteste di piazza che sono seguite alla rielezione del presidente Mahmud Ahmadinejad, l'estate scorsa, con l'intento di rovesciare la Repubblica islamica. "Hanno cercato di seminare discordia nella nazione - ha detto la Guida suprema - ma non ci sono riusciti. La nazione iraniana è un solo corpo e il 22 Bahman (data del calendario iraniano che corrisponde all'11 febbraio, ndr) darà un pugno in faccia ai nemici mostrando in chi ripone la sua fiducia".

8 febbraio 2010

 

 

 

 

L'Aiea allarmata: "Ora l'accordo è a rischio"

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8 febbraio 2010

"Dai nostri archivi"

Nucleare iraniano: "sì" dei Grandi, ma Teheran rifiuta la bozza di accordo

L'atomica islamica e il club dei paesi nucleari

Rapporto Aiea: Iran, ultimatum ignorato sul nucleare

La sfida di Ahmadinejad: produrremo uranio arricchito

Gates: "Lontano l'accordo con l'Iran sul nucleare"

Il piano di Teheran di iniziare ad arricchire uranio al 20% mette a repentaglio le possibilità di un accordo sul nucleare tra l'Iran e le potenze occidentali. Lo ha affermato Gill Tudor, portavoce dell'Aiea (l'Agenzia internazionale di controllo sull'energia atomica), confermando che Teheran ha notificato la sua proposta all'Agenzia, mossa - ha detto la portavoce - che non farà altro che aumentare il clima di sospetto nei confronti delle intenzioni nucleari del Paese. "Il direttore dell'Aiea, Yukiya Amano - ha aggiunto Tudor - ha manifestato la sua preoccupazione dal momento che questo piano può avere un impatto negativo sugli sforzi internazionali di assicurare combustibile per il reattore di ricerca medica".

il rappresentante di Teheran presso l'organo delle Nazioni Unite sulla sicurezza nucleare, Ali Asghar Soltanieh, aveva informato ufficialmente in giornata l'Aiea della sua decisione di iniziare di arricchire uranio al 20 per cento. Dagli Stati Uniti è arrivato il commento di un funzionario dell'Amministrazione Obama: "Si tratta - ha affermato la fonte che ha voluto mantenere l'anonimità - di una mossa provocatrice che sfida le risoluzioni del Consiglio di sicurezza Onu".

Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha ordinato domenica di avviare la produzione di uranio arricchito al 20%, sconfessando quanto aveva sostenuto il 2 febbraio. All'epoca affermò che l'Iran "non aveva problemi" ad accettare di inviare il suo uranio all'estero per l'arricchimento. L'Iran aveva in precedenza rifiutato la proposta fatta dall'Aiea e sostenuta dal Cinque più Uno, il gruppo formato dai membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu (Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia) più la Germania. La proposta consisteva nel trasferire il 70% del suo uranio arricchito leggermente (3,5%) in Russia e poi in Francia, per convertirlo in combustibile nucleare destinato ad alimentare un reattore di ricerche medica a Teheran.

Soltanieh non ha precisato la quantità di uranio - le riserve nazionali sono stimate in 1,8 tonnellate - che saranno interessate. L'uranio arricchito al 20 per cento fornirà il combustibile per il reattore e gli ispettori dell'Aiea potranno controllare il processo negli impianti di Natanz, ha assicurato Soltanieh. Secondo lui, la decisione presa dalla repubblica islamica deriva dalla mancata risposta delle grandi potenze "alla nostra proposta positiva e logica" sull'arricchimento. La produzione di uranio arricchito è al centro del conflitto tra Iran e Comunità internazionale, che sospetta che Teheran cerchi di dotarsi dell'atomica. La repubblica islamica sostiene che si tratta di un programma esclusivamente civile.

Il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, ha osservato come un'opzione militare nei confronti dell'Iran sarebbe "catastrofica", ma ha anche definito "inaccettabile" la politica dilatoria di Teheran. "Credo che l'Iran debba essere giudicato dai fatti, non possiamo fermarci alle dichiarazioni", ha osservato il titolare della Farnesina. "Non vogliamo l'Iran con la bomba atomica, Teheran ha diritto all'energia nucleare per usi civili ma è inaccettabile questa tendenza a prendere tempo. C'è un orologio che segna le ore e i minuti, non possiamo accettare questa politica dilatoria. Vogliamo un negoziato serio con Teheran ma finora non abbiamo ricevuto risposte, e questo è un problema per la comunità internazionale".

Anche la Russia oggi ha insistito che l'Iran deve inviare il suo uranio all'estero per l'arricchimento. "Noi partiamo sempre dal principio che la soluzione passa dalla messa in atto da parte dell'Iran dell'accordo di Ginevra dello scorso ottobre, che prevede l'invio all'estero per l'arricchimento supplementare del combustibile (nucleare) destinato al reattore di ricerca" iraniano, si legge in una nota del ministero degli esteri russo, citato dall'agenzia Interfax.

8 febbraio 2010

 

 

 

 

 

L'atomica islamica e il club dei paesi nucleari

di Mario Cianflone

07 febbraio 2010

MAPPA / il range de missili balistici iraniani

"Dai nostri archivi"

L'incubo atomico dei nuovi membri del Club

L'incubo atomico dei nuovi membri del Club

Il club nucleare

Il club nucleare

L'atomica di India e Pakistan: "arma perfetta" per il terrorismo nucleare

La crisi iraniana che mette di fronte, a muso duro, il governo di Teheran, la Aiea e la comunità internazionale riaccende paure e incubi nucleari dei tempi della guerra fredda, facendo sorgere più di un interrogativo sulla consistenza degli arsenali atomici nel mondo e soprattutto sui rischi di una proliferazione nucleare, con una diffusione di testate e ordigni a livello di potenze regionali che mette in discussione il principio della mutua distruzione assicurata che nel mezzo secolo di confronto est-ovest ha retto il cosiddetto equilibrio del terrore.

IL CLUB DEGLI STATI ATOMICI

Ma quali sono le potenze nucleari? Oltre a Stati Uniti, Russia (che ha "ereditato" testate strategiche e tattiche ex Urss), Francia, Regno Unito e India, nel 1998 al club nucleare si è aggiunto il Pakistan, che nel maggio di quell'anno eseguì il test della prima atomica islamica. Si conta che Islamabad disponga di una ventina di armi atomiche con uno yield, ovvero la potenza esplosiva, compresa tra 9 e 40 kiloton. Il Pakistan non si è fermato però a realizzare inefficienti e pesanti testate all'uranio arricchito, la cui massa è tale da limitare la gittata dei missili balistici (i Ghauri, sviluppati da Islamabad) ma ha puntato anche all'uso del plutonio. Del resto questo materiale è quello usato di preferenza da Hiroshima in avanti visto che per una bomba atomica occorrono circa 60 kg di uranio 235 oppure da quattro a sei kg di plutonio.

Da ricordare infatti un'arma nucleare all'uranio è tatticamente inutilizzabile visto che richiede una massa critica di urani molto elevata, circa 66 kilogrammi, è un ingombrante sistema per "comprire le masse. Più efficienti sono infatti le testate al plutonio.: più compatte e più efficienti. Infatti l'unica arma all'iranio effettivamente utilizzata fu la bomba di Hiroshima, battezzata Little Bo. Funzionava in base al principio "gun-type" dove una sorta di cannone spara un proiettile di uranio, di massa sub-critica contro un altro elemento di uranio, sempre sub-critico, fino a costituire una massa critica che dà inizio alla reazione a catena. La bomba che distrusse Hiroshima aveva una potenza di circa 15 kiloton, ovvero 15mila tonnellate di tritolo, era lunga tre metri, larga 71 centimetri e pesava 4,4 tonnellate.

Del tutto diversa, e più potente, Fat Man, che sfruttava invece l'energia prodotta dalla fissione di nuclei di plutonio. Le masse subcritiche erano disposte - secondo una configurazione ideata dallo scienziato di Los Alamos, Seth Neddermeyer, - sulla superficie di una sfera. Queste masse erano spinte le une contro le altre a formare una massa ipercritica da alti esplosivi accuratamente disposti. Questa configurazione, chiamata ad implosione, era - ed è - parecchio più efficiente di quella rudimentale usata per Little Boy. Permetteva di usare meno combustibile nucleare e di aumentare lo "yield", ovvero la potenza distruttiva. Ovvero questo schema forniì agli Usa la possibilità di costruire più bombe con la stessa quantità di materiale fissile. Fat Man aveva uno yeld di 21 kiloton, era lunga 3,25 metri e larga 1,5 metri: in pratica una sfera con un gruppo di alettoni stabilizzatori e pesava 4,65 tonnellate.

LO SMILING BUDDHA AI MISSILI GHAURI

Gli analisti ritengono che il Pakistan sia in possesso di oltre mezza tonnellata di plutonio e abbia iniziato a condurre ricerche per realizzare una bomba termonucleare: la bomba H, che, in base a quello che viene chiamato schema Teller Ulam, utilizza come innesco per la fusione nucleare una specie di spoletta, il cosiddetto primario, composto da una bomba atomica a fissione. Il Pakistan ha un ruolo chiave nella proliferazione nucleare: è stato la prima potenza regionale a entrare nel Nuke club, in risposta all'ingresso dell'India avvenuto nel 1974, quando fece detonare, nel deserto di Thar, lo Smiling Buddha, il Buddha sorridente, una bomba a implosione da meno di 10 kilotoni, al plutonio. L'India è una potenza nucleare superiore al Pakistan con il quale si fronteggia. Dispone di ordigni a fissione pura, al plutonio, con uno yield di 12 kt, armi fino a 20kt a fissione potenziata, realizzate con plutonio "per armi", e persino testate termonucleari con una potenza di 200-300 kilotoni. Ma non solo. L'India dispone anche di micro-atomiche, ovvero armi tattiche di potenza compresa tra 0,1 e 1 kiloton: le armi perfette per il terrorismo nucleare, le stesse sulle quali il padre dell'atomica pakistana, il discusso e poi arrestato (per aver creato una rete per il trasferimento illecito di tecnologia nucleare a Libia, Iran e Corea del Nord) Abdul Qadeer Khan aveva scommesso, sia perché possono essere usate in una bomba H sia per il significato militare intrinseco. E queste bombe low yield sono l'arma perfetta per il terrorismo atomico.

ll club nucleare ha visto la presenza del Sud Africa, che ha poi smantellato le sue testate all'uranio, ma soprattutto vede la presenza di Israele. Lo Stato ebraico, al pari di India e Pakistan, non ha firmato il trattato di non-proliferazione nucleare, ed è in possesso di un arsenale alquanto sofisticato che contempla differenti tipologie di armi nucleari.

URANIO NATURALE, PLUTONIO E ARRICCHIMENTO

La tecnologia per costruire una bomba nucleare non è eccessivamente sofisticata ed è ora alla portata di molti Stati. Quello che è più difficile è, invece, entrare in possesso del materiale fissile (plutonio oppure, meglio ancora, uranio altamente arricchito) in quantità tale (massa critica) da realizzare un ordigno che sfrutta alti esplosivi per comprimere e mettere insieme le sub-masse critiche.

Il materiale fissile, in grado di generare una reazione a catena, si ottiene con il processo di arricchimento ovvero la separazione di due diversi isotopi dell'uranio naturale: l'uranio 235 e l'uranio 238. L'uranio naturale è composto prevalentemente (99,3%) da U238 e il resto (0,7%) da uranio 235. I due isotopi si comportano in misura molto differente. Un nucleo di U235 se viene colpito da un neutrone si spezza (non sempre, ma quasi) in due e dà inizio alla reazione di fissione liberando enormi quantitativi di energia. Facendo assorbire un neutrone all'uranio 238, ovvero il cosiddetto uranio impoverito, si genera invece il plutonio, che non esiste in natura.

L'arricchimento è quindi il processo che porta a generare, sulla base di uranio naturale, materiale utilizzabile per le centrali atomiche, reactor grade, (arricchimento al 2-3%) e per scopi bellici (weapon grade, fino al 90%) il processo può avvenire in vari modi: diffusione gassosa di esafloruro di uranio (UF6), centrifugazione, separazione aerodinamica e separazione elettromagnetica. Quest'ultimo metodo portò alla bomba di Hiroshima ed era il sistema prescelto dall'Iraq, che aveva installato speciali acceleratori di particelle (i colutroni) nel reattore di Osirak, distrutto dal raid israeliano "missione Opera" del 1981.

Il materiale fissile inoltre può essere ricavato dal combustibile di un reattore atomico. Questo è il processo (ritrattamento) che dal combustibile esaurito porta a recuperare plutonio che può essere usato per scopi civili o militari.

 

 

 

L'incubo atomico dei nuovi membri del Club

di Mario Cianflone

La crisi iraniana che mette di fronte, a muso duro, il governo di Teheran, la Aiea e la comunità internazionale riaccende paure e incubi nucleari dei tempi della guerra fredda, facendo sorgere più di un interrogativo sulla consistenza degli arsenali atomici nel mondo e soprattutto sui rischi di una proliferazione nucleare, con una diffusione di testate e ordigni a livello di potenze regionali che mette in discussione il principio della mutua distruzione assicurata che nel mezzo secolo di confronto est-ovest ha retto il cosiddetto equilibrio del terrore.

Il club degli Stati atomici.

Ma quali sono le potenze nucleari? Oltre a Stati Uniti, Russia (che ha "ereditato" testate strategiche e tattiche ex Urss), Francia, Regno Unito e India, nel 1998 al club nucleare si è aggiunto il Pakistan, che nel maggio di quell’anno ha eseguito il test della prima atomica islamica. Si conta che Islamabad disponga di una ventina di armi atomiche con uno yield, ovvero la potenza esplosiva, compresa tra 9 e 40 kiloton. Il Pakistan non si è fermato però a realizzare inefficienti e pesanti testate all’uranio arricchito, la cui massa è tale da limitare la gittata dei missili balistici (i Ghauri, sviluppati da Islamabad) ma ha puntato anche all’uso del plutonio. Del resto questo materiale è quello usato di preferenza da Hiroshima in avanti visto che per una bomba atomica occorrono circa 15 kg di uranio 235 oppure da quattro a sei kg di plutonio.

Lo Smiling Buddha ai missili Ghauri.

Gli analisti ritengono che il Pakistan sia in possesso di oltre mezza tonnellata di plutonio e abbia iniziato a condurre ricerche per realizzare una bomba termonucleare: la bomba H, che, in base a quello che viene chiamato schema Teller Ulam, utilizza come innesco per la fusione nucleare una specie di spoletta, il cosiddetto primario, composto da una bomba atomica a fissione. Il Pakistan ha un ruolo chiave nella proliferazione nucleare: è stato la prima potenza regionale a entrare nel Nuke club, in risposta all’ingresso dell’India avvenuto nel 1974, quando fece detonare, nel deserto di Thar, lo Smiling Buddha, il Buddha sorridente, una bomba a implosione da meno di 10 kilotoni, al plutonio. L’India è una potenza nucleare superiore al Pakistan con il quale si fronteggia. Dispone di ordigni a fissione pura, al plutonio, con uno yield di 12 kt, armi fino a 20kt a fissione potenziata, realizzate con plutonio "per armi", e persino testate termonucleari con una potenza di 200-300 kilotoni. Ma non solo. L’India dispone anche di micro-atomiche, ovvero armi tattiche di potenza compresa tra 0,1 e 1 kiloton: le armi perfette per il terrorismo nucleare, le stesse sulle quali il padre dell’atomica pakistana, il discusso e poi arrestato (per aver creato una rete per il trasferimento illecito di tecnologia nucleare a Libia, Iran e Corea del Nord) Abdul Qadeer Khan aveva scommesso, sia perché possono essere usate in una bomba H sia per il significato militare intrinseco. E queste bombe low yield sono l’arma perfetta per il terrorismo atomico.

ll club nucleare ha visto la presenza del Sud Africa, che ha poi smantellato le sue testate all’uranio arricchito, ma soprattutto vede la presenza di Israele. Lo Stato ebraico, al pari di India e Pakistan, non ha firmato il trattato di non-proliferazione nucleare, ed è in possesso di un arsenale alquanto sofisticato che contempla differenti tipologie di armi nucleari.

Uranio naturale, plutonio e arricchimento

La tecnologia per costruire una bomba nucleare non è eccessivamente sofisticata ed è ora alla portata di molti Stati. Quello che è più difficile è, invece, entrare in possesso del materiale fissile (plutonio oppure uranio altamente arricchito) in quantità tale (massa critica) da realizzare un ordigno che sfrutta alti esplosivi per comprimere e mettere insieme le sub-masse critiche.

Il materiale fissile, in grado di generare una reazione a catena, si ottiene con il processo di arricchimento ovvero la separazione di due diversi isotopi dell’uranio naturale: l’uranio 235 e l’uranio 238. L’uranio naturale è composto prevalentemente (99,3%) da U238 e il resto (0,7%) da uranio 235. I due isotopi si comportano in misura molto differente. Un nucleo di U235 se viene colpito da un neutrone si spezza (non sempre, ma quasi) in due e dà inizio alla reazione di fissione liberando enormi quantitativi di energia. Facendo assorbire un neutrone all’uranio 238, ovvero il cosiddetto uranio impoverito, si genera invece il plutonio, che non esiste in natura.

L’arricchimento è quindi il processo che porta a generare, sulla base di uranio naturale, materiale utilizzabile per le centrali atomiche, reactor grade, (arricchimento al 2-3%) e per scopi bellici (weapon grade, fino al 90%) il processo può avvenire in vari modi: diffusione gassosa di esafloruro di uranio (UF6), centrifugazione, separazione aerodinamica e separazione elettromagnetica. Quest’ultimo metodo portò alla bomba di Hiroshima ed era il sistema prescelto dall’Iraq, che aveva installato speciali acceleratori di particelle (i colutroni) nel reattore di Osirak, distrutto dal raid israeliano "missione Opera" del 1981.

Il materiale fissile inoltre può essere ricavato dal combustibile di un reattore atomico. Questo è il processo (ritrattamento) che dal combustibile esaurito porta a recuperare plutonio che può essere usato per scopi civili o militari.

 

 

 

L'incubo atomico dei nuovi membri del Club

di Mario Cianflone

Il test nucleare condotto dalla Corea del Nord e la crisi iraniana riaccendono paure e incubi nucleari dei tempi della guerra fredda, facendo sorgere più di un interrogativo sulla consistenza degli arsenali atomici nel mondo e soprattutto sui rischi di una proliferazione nucleare, con una diffusione di testate e ordigni a livello di potenze regionali che mette in discussione il principio della mutua distruzione assicurata che nel mezzo secolo di confronto est-ovest ha retto il cosiddetto equilibrio del terrore.

Il club degli Stati atomici.

Ma quali sono le potenze nucleari? Oltre a Stati Uniti, Russia (che ha "ereditato" testate strategiche e tattiche ex Urss), Francia, Regno Unito e India, nel 1998 al club nucleare si è aggiunto il Pakistan, che nel maggio di quell’anno ha eseguito il test della prima atomica islamica. Si conta che Islamabad disponga di una ventina di armi atomiche con uno yield, ovvero la potenza esplosiva, compresa tra 9 e 40 kiloton. Il Pakistan non si è fermato però a realizzare inefficienti e pesanti testate all’uranio arricchito, la cui massa è tale da limitare la gittata dei missili balistici (i Ghauri, sviluppati da Islamabad) ma ha puntato anche all’uso del plutonio. Del resto questo materiale è quello usato di preferenza da Hiroshima in avanti visto che per una bomba atomica occorrono circa 15 kg di uranio 235 oppure da quattro a sei kg di plutonio.

Lo Smiling Buddha ai missili Ghauri.

Gli analisti ritengono che il Pakistan sia in possesso di oltre mezza tonnellata di plutonio e abbia iniziato a condurre ricerche per realizzare una bomba termonucleare: la bomba H, che, in base a quello che viene chiamato schema Teller Ulam, utilizza come innesco per la fusione nucleare una specie di spoletta, il cosiddetto primario, composto da una bomba atomica a fissione. Il Pakistan ha un ruolo chiave nella proliferazione nucleare: è stato la prima potenza regionale a entrare nel Nuke club, in risposta all’ingresso dell’India avvenuto nel 1974, quando fece detonare, nel deserto di Thar, lo Smiling Buddha, il Buddha sorridente, una bomba a implosione da meno di 10 kilotoni, al plutonio. L’India è una potenza nucleare superiore al Pakistan con il quale si fronteggia. Dispone di ordigni a fissione pura, al plutonio, con uno yield di 12 kt, armi fino a 20kt a fissione potenziata, realizzate con plutonio "per armi", e persino testate termonucleari con una potenza di 200-300 kilotoni. Ma non solo. L’India dispone anche di micro-atomiche, ovvero armi tattiche di potenza compresa tra 0,1 e 1 kiloton: le armi perfette per il terrorismo nucleare, le stesse sulle quali il padre dell’atomica pakistana, il discusso e poi arrestato (per aver creato una rete per il trasferimento illecito di tecnologia nucleare a Libia, Iran e Corea del Nord) Abdul Qadeer Khan aveva scommesso, sia perché possono essere usate in una bomba H sia per il significato militare intrinseco. E queste bombe low yield sono l’arma perfetta per il terrorismo atomico.

ll club nucleare ha visto la presenza del Sud Africa, che ha poi smantellato le sue testate all’uranio arricchito, ma soprattutto vede la presenza di Israele. Lo Stato ebraico, al pari di India e Pakistan, non ha firmato il trattato di non-proliferazione nucleare, ed è in possesso di un arsenale alquanto sofisticato che contempla differenti tipologie di armi nucleari.

Uranio naturale, plutonio e arricchimento

La tecnologia per costruire una bomba nucleare non è eccessivamente sofisticata ed è ora alla portata di molti Stati. Quello che è più difficile è, invece, entrare in possesso del materiale fissile (plutonio oppure uranio altamente arricchito) in quantità tale (massa critica) da realizzare un ordigno che sfrutta alti esplosivi per comprimere e mettere insieme le sub-masse critiche.

Il materiale fissile, in grado di generare una reazione a catena, si ottiene con il processo di arricchimento ovvero la separazione di due diversi isotopi dell’uranio naturale: l’uranio 235 e l’uranio 238. L’uranio naturale è composto prevalentemente (99,3%) da U238 e il resto (0,7%) da uranio 235. I due isotopi si comportano in misura molto differente. Un nucleo di U235 se viene colpito da un neutrone si spezza (non sempre, ma quasi) in due e dà inizio alla reazione di fissione liberando enormi quantitativi di energia. Facendo assorbire un neutrone all’uranio 238, ovvero il cosiddetto uranio impoverito, si genera invece il plutonio, che non esiste in natura.

L’arricchimento è quindi il processo che porta a generare, sulla base di uranio naturale, materiale utilizzabile per le centrali atomiche, reactor grade, (arricchimento al 2-3%) e per scopi bellici (weapon grade, fino al 90%) il processo può avvenire in vari modi: diffusione gassosa di esafloruro di uranio (UF6), centrifugazione, separazione aerodinamica e separazione elettromagnetica. Quest’ultimo metodo portò alla bomba di Hiroshima ed era il sistema prescelto dall’Iraq, che aveva installato speciali acceleratori di particelle (i colutroni) nel reattore di Osirak, distrutto dal raid israeliano "missione Opera" del 1981.

Il materiale fissile inoltre può essere ricavato dal combustibile di un reattore atomico. Questo è il processo (ritrattamento) che dal combustibile esaurito porta a recuperare plutonio che può essere usato per scopi civili o militari.

 

 

 

 

 

Il club nucleare

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4 febbraio 2009

"Dai nostri archivi"

Il club nucleare

L'atomica di India e Pakistan: "arma perfetta" per il terrorismo nucleare

L'incubo atomico dei nuovi membri del Club

L'atomica islamica e il club dei paesi nucleari

L'incubo atomico dei nuovi membri del Club

Tabella degli arsenali atomici per Paese, pubblicata dal "Times"

e basata su fonti International Institute for Strgegic Studies e Globalsecurity.org

Russia 5.200

US 5.400

China 130

India 50- 60

Pakistan 60

Uk 160

France 300

Israel 200

 

Quali sono le potenze nucleari? Oltre a Stati Uniti, Russia (che ha "ereditato" testate strategiche e tattiche ex Urss), Francia, Regno Unito e India, nel 1998 al club nucleare si è aggiunto il Pakistan, che nel maggio di quell'anno ha eseguito il test della prima atomica islamica. Si conta che Islamabad disponga di una ventina di armi atomiche con uno yield, ovvero la potenza esplosiva, compresa tra 9 e 40 kiloton. Il Pakistan non si è fermato però a realizzare inefficienti e pesanti testate all'uranio arricchito, la cui massa è tale da limitare la gittata dei missili balistici (i Ghauri, sviluppati da Islamabad) ma ha puntato anche all'uso del plutonio. Del resto questo materiale è quello usato di preferenza da Hiroshima in avanti visto che per una bomba atomica occorrono circa 15 kg di uranio 235 oppure da quattro a sei kg di plutonio.

Gli analisti ritengono che il Pakistan sia in possesso di oltre mezza tonnellata di plutonio e abbia iniziato a condurre ricerche per realizzare una bomba termonucleare: la bomba H, che, in base a quello che viene chiamato schema Teller Ulam, utilizza come innesco per la fusione nucleare una specie di spoletta, il cosiddetto primario, composto da una bomba atomica a fissione. Il Pakistan ha un ruolo chiave nella proliferazione nucleare: è stato la prima potenza regionale a entrare nel Nuke club, in risposta all'ingresso dell'India avvenuto nel 1974, quando fece detonare, nel deserto di Thar, lo Smiling Buddha, il Buddha sorridente, una bomba a implosione da meno di 10 kilotoni, al plutonio. L'India è una potenza nucleare superiore al Pakistan con il quale si fronteggia. Dispone di ordigni a fissione pura, al plutonio, con uno yield di 12 kt, armi fino a 20kt a fissione potenziata, realizzate con plutonio "per armi", e persino testate termonucleari con una potenza di 200-300 kilotoni. Ma non solo. L'India dispone anche di micro-atomiche, ovvero armi tattiche di potenza compresa tra 0,1 e 1 kiloton: le armi perfette per il terrorismo nucleare, le stesse sulle quali il padre dell'atomica pakistana, il discusso e poi arrestato (per aver creato una rete per il trasferimento illecito di tecnologia nucleare a Libia, Iran e Corea del Nord) Abdul Qadeer Khan aveva scommesso, sia perché possono essere usate in una bomba H sia per il significato militare intrinseco. E queste bombe low yield sono l'arma perfetta per il terrorismo atomico.

ll club nucleare ha visto la presenza del Sud Africa, che ha poi smantellato le sue testate all'uranio arricchito, ma soprattutto vede la presenza di Israele. Lo Stato ebraico, al pari di India e Pakistan, non ha firmato il trattato di non-proliferazione nucleare, ed è in possesso di un arsenale alquanto sofisticato che contempla differenti tipologie di armi nucleari.

Uranio naturale, plutonio e arricchimento

La tecnologia per costruire una bomba nucleare non è eccessivamente sofisticata ed è ora alla portata di molti Stati. Quello che è più difficile è, invece, entrare in possesso del materiale fissile (plutonio oppure uranio altamente arricchito) in quantità tale (massa critica) da realizzare un ordigno che sfrutta alti esplosivi per comprimere e mettere insieme le sub-masse critiche.

Il materiale fissile, in grado di generare una reazione a catena, si ottiene con il processo di arricchimento ovvero la separazione di due diversi isotopi dell'uranio naturale: l'uranio 235 e l'uranio 238. L'uranio naturale è composto prevalentemente (99,3%) da U238 e il resto (0,7%) da uranio 235. I due isotopi si comportano in misura molto differente. Un nucleo di U235 se viene colpito da un neutrone si spezza (non sempre, ma quasi) in due e dà inizio alla reazione di fissione liberando enormi quantitativi di energia. Facendo assorbire un neutrone all'uranio 238, ovvero il cosiddetto uranio impoverito, si genera invece il plutonio, che non esiste in natura.

L'arricchimento è quindi il processo che porta a generare, sulla base di uranio naturale, materiale utilizzabile per le centrali atomiche, reactor grade, (arricchimento al 2-3%) e per scopi bellici (weapon grade, fino al 90%) il processo può avvenire in vari modi: diffusione gassosa di esafloruro di uranio (UF6), centrifugazione, separazione aerodinamica e separazione elettromagnetica. Quest'ultimo metodo portò alla bomba di Hiroshima ed era il sistema prescelto dall'Iraq, che aveva installato speciali acceleratori di particelle (i colutroni) nel reattore di Osirak, distrutto dal raid israeliano "missione Opera" del 1981. Il materiale fissile inoltre può essere ricavato dal combustibile di un reattore atomico. Questo è il processo (ritrattamento) che dal combustibile esaurito porta a recuperare plutonio che può essere usato per scopi civili o militari. (Mario Cianflone)

 

 

 

 

Il club nucleare

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25 MAGGIO 2009

"Dai nostri archivi"

Il club nucleare

L'atomica di India e Pakistan: "arma perfetta" per il terrorismo nucleare

L'incubo atomico dei nuovi membri del Club

L'atomica islamica e il club dei paesi nucleari

L'incubo atomico dei nuovi membri del Club

Quali sono le potenze nucleari? Oltre a Stati Uniti, Russia (che ha "ereditato" testate strategiche e tattiche ex Urss), Francia, Regno Unito e India, nel 1998 al club nucleare si è aggiunto il Pakistan, che nel maggio di quell'anno ha eseguito il test della prima atomica islamica. Si conta che Islamabad disponga di una ventina di armi atomiche con uno yield, ovvero la potenza esplosiva, compresa tra 9 e 40 kiloton. Il Pakistan non si è fermato però a realizzare inefficienti e pesanti testate all'uranio arricchito, la cui massa è tale da limitare la gittata dei missili balistici (i Ghauri, sviluppati da Islamabad) ma ha puntato anche all'uso del plutonio. Del resto questo materiale è quello usato di preferenza da Hiroshima in avanti visto che per una bomba atomica occorrono circa 15 kg di uranio 235 oppure da quattro a sei kg di plutonio.

Gli analisti ritengono che il Pakistan sia in possesso di oltre mezza tonnellata di plutonio e abbia iniziato a condurre ricerche per realizzare una bomba termonucleare: la bomba H, che, in base a quello che viene chiamato schema Teller Ulam, utilizza come innesco per la fusione nucleare una specie di spoletta, il cosiddetto primario, composto da una bomba atomica a fissione. Il Pakistan ha un ruolo chiave nella proliferazione nucleare: è stato la prima potenza regionale a entrare nel Nuke club, in risposta all'ingresso dell'India avvenuto nel 1974, quando fece detonare, nel deserto di Thar, lo Smiling Buddha, il Buddha sorridente, una bomba a implosione da meno di 10 kilotoni, al plutonio. L'India è una potenza nucleare superiore al Pakistan con il quale si fronteggia. Dispone di ordigni a fissione pura, al plutonio, con uno yield di 12 kt, armi fino a 20kt a fissione potenziata, realizzate con plutonio "per armi", e persino testate termonucleari con una potenza di 200-300 kilotoni. Ma non solo. L'India dispone anche di micro-atomiche, ovvero armi tattiche di potenza compresa tra 0,1 e 1 kiloton: le armi perfette per il terrorismo nucleare, le stesse sulle quali il padre dell'atomica pakistana, il discusso e poi arrestato (per aver creato una rete per il trasferimento illecito di tecnologia nucleare a Libia, Iran e Corea del Nord) Abdul Qadeer Khan aveva scommesso, sia perché possono essere usate in una bomba H sia per il significato militare intrinseco. E queste bombe low yield sono l'arma perfetta per il terrorismo atomico.

ll club nucleare ha visto la presenza del Sud Africa, che ha poi smantellato le sue testate all'uranio arricchito, ma soprattutto vede la presenza di Israele. Lo Stato ebraico, al pari di India e Pakistan, non ha firmato il trattato di non-proliferazione nucleare, ed è in possesso di un arsenale alquanto sofisticato che contempla differenti tipologie di armi nucleari.

Uranio naturale, plutonio e arricchimento

La tecnologia per costruire una bomba nucleare non è eccessivamente sofisticata ed è ora alla portata di molti Stati. Quello che è più difficile è, invece, entrare in possesso del materiale fissile (plutonio oppure uranio altamente arricchito) in quantità tale (massa critica) da realizzare un ordigno che sfrutta alti esplosivi per comprimere e mettere insieme le sub-masse critiche.

Il materiale fissile, in grado di generare una reazione a catena, si ottiene con il processo di arricchimento ovvero la separazione di due diversi isotopi dell'uranio naturale: l'uranio 235 e l'uranio 238. L'uranio naturale è composto prevalentemente (99,3%) da U238 e il resto (0,7%) da uranio 235. I due isotopi si comportano in misura molto differente. Un nucleo di U235 se viene colpito da un neutrone si spezza (non sempre, ma quasi) in due e dà inizio alla reazione di fissione liberando enormi quantitativi di energia. Facendo assorbire un neutrone all'uranio 238, ovvero il cosiddetto uranio impoverito, si genera invece il plutonio, che non esiste in natura.

L'arricchimento è quindi il processo che porta a generare, sulla base di uranio naturale, materiale utilizzabile per le centrali atomiche, reactor grade, (arricchimento al 2-3%) e per scopi bellici (weapon grade, fino al 90%) il processo può avvenire in vari modi: diffusione gassosa di esafloruro di uranio (UF6), centrifugazione, separazione aerodinamica e separazione elettromagnetica. Quest'ultimo metodo portò alla bomba di Hiroshima ed era il sistema prescelto dall'Iraq, che aveva installato speciali acceleratori di particelle (i colutroni) nel reattore di Osirak, distrutto dal raid israeliano "missione Opera" del 1981. Il materiale fissile inoltre può essere ricavato dal combustibile di un reattore atomico. Questo è il processo (ritrattamento) che dal combustibile esaurito porta a recuperare plutonio che può essere usato per scopi civili o militari.

Tabella degli arsenali atomici per Paese, pubblicata dal "Times" basata su fonti International Institute for Strgegic Studies e Globalsecurity.org

Russia 5.200

US 5.400

China 130

India 50- 60

Pakistan 60

Uk 160

France 300

Israel 200

25 MAGGIO 2009

 

 

 

 

L'atomica di India e Pakistan: "arma perfetta" per il terrorismo nucleare

di Mario Cianflone

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28 dicembre 2007

Federation of American Scientists (Fas)

Da dieci anni la bomba atomica islamica è una realtà: alle potenze nucleari tradizionali, Stati Uniti, Russia (che ha "ereditato" testate strategiche e tattiche ex Urss), Francia, Regno Unito e India, nel 1998 al club nucleare si è aggiunto il Pakistan, che nel maggio di quell'anno eseguì il test della sua prima bomba atomica.

Si stima che Islamabad disponga di una ventina di armi atomiche con uno yield, ovvero la potenza esplosiva, compresa tra 9 e 40 kiloton. Il Pakistan non si è fermato a realizzare inefficienti e pesanti testate all'uranio arricchito, la cui massa è tale da limitare la gittata dei missili balistici (i Ghauri, sviluppati da Islamabad), ma ha puntato anche all'uso del plutonio. Del resto questo materiale è quello usato di preferenza da Hiroshima in avanti. Per realizzare una bomba atomica occorrono circa 15 kg di uranio-235 oppure da quattro a sei kg di plutonio.

Lo Smiling Buddha ai missili Ghauri

Gli analisti ritengono che il Pakistan sia in possesso di oltre mezza tonnellata di plutonio e abbia iniziato a condurre ricerche per realizzare una bomba termonucleare: la bomba H, che, in base a quello che viene chiamato schema Teller-Ulam, utilizza come innesco per la fusione nucleare una specie di spoletta, il cosiddetto primario, composto da una bomba atomica a fissione. Il Pakistan ha un ruolo chiave nella proliferazione nucleare: è stato la prima potenza regionale a entrare nel Nuke club, in risposta all'ingresso dell'India avvenuto nel 1974, quando fece detonare, nel deserto di Thar, lo Smiling Buddha, il Buddha sorridente, una bomba a implosione da meno di 10 kilotoni, al plutonio.

L'India è una potenza nucleare superiore al Pakistan con il quale si fronteggia. Dispone di ordigni a fissione pura, al plutonio, con uno yield di 12 kt, armi fino a 20kt a fissione potenziata, realizzate con plutonio "per armi", e persino testate termonucleari con una potenza di 200-300 kilotoni. Ma non solo. L'India dispone anche di micro-atomiche, ovvero armi tattiche di potenza compresa tra 0,1 e 1 kiloton: le armi perfette per il terrorismo nucleare, le stesse sulle quali il padre dell'atomica pakistana, il discusso e poi arrestato (per aver creato una rete per il trasferimento illecito di tecnologia nucleare a Libia, Iran e Corea del Nord) Abdul Qadeer Khan aveva scommesso, sia perché possono essere usate in una bomba H sia per il significato militare intrinseco. Queste bombe low yield sono l'arma perfetta per il terrorismo atomico. E il Pakistan pare essere specializzato in testate di bassa potenza.

ll club nucleare ha incluso Sud Africa, che ha poi smantellato le sue testate all'uranio arricchito, ma soprattutto vede la presenza di Israele. Lo Stato ebraico, al pari di India e Pakistan, non ha firmato il trattato di non-proliferazione nucleare, ed è in possesso di un arsenale alquanto sofisticato che contempla differenti tipologie di armi nucleari.

Uranio naturale, plutonio e arricchimento

La tecnologia per costruire una bomba nucleare non è eccessivamente sofisticata ed è ora alla portata di molti Stati. Quello che è più difficile è, invece, entrare in possesso del materiale fissile (plutonio oppure uranio altamente arricchito) in quantità tale (massa critica) da realizzare un ordigno che sfrutta alti esplosivi per comprimere e mettere insieme le sub-masse critiche.

Il materiale fissile, in grado di generare una reazione a catena, si ottiene con il processo di arricchimento ovvero la separazione di due diversi isotopi dell'uranio naturale: l'uranio 235 e l'uranio 238. L'uranio naturale è composto prevalentemente (99,3%) da U-238 e il resto (0,7%) da uranio 235. I due isotopi si comportano in misura molto differente. Un nucleo di U-235 se viene colpito da un neutrone si spezza (non sempre, ma quasi) in due e dà inizio alla reazione di fissione liberando enormi quantitativi di energia. Facendo assorbire un neutrone all'uranio 238, ovvero il cosiddetto uranio impoverito, si genera invece il plutonio, che non esiste in natura.

L'arricchimento è quindi il processo che porta a generare, sulla base di uranio naturale, materiale utilizzabile per le centrali atomiche, reactor grade, (arricchimento al 2-3%) e per scopi bellici (weapon grade, fino al 90%) il processo può avvenire in vari modi: diffusione gassosa di esafloruro di uranio (UF6), centrifugazione, separazione aerodinamica e separazione elettromagnetica. Quest'ultimo metodo portò alla bomba di Hiroshima ed era il sistema prescelto dall'Iraq, che aveva installato speciali acceleratori di particelle (i colutroni) nel reattore di Osirak, distrutto dal raid israeliano "missione Opera" del 1981. Il materiale fissile inoltre può essere ricavato dal combustibile di un reattore atomico. Questo è il processo (ritrattamento) che dal combustibile esaurito porta a recuperare plutonio che può essere usato per scopi civili o militari.

 

 

 

 

2010-02-04

L'Iran contro Berlusconi: "Servo di Israele". Frattini:"Siamo al servizio dei nostri valori"

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4 febbraio 2010

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La televisione di Stato iraniana attacca Silvio Berlusconi. Nel sito in italiano della radiotelevisione iraniana si legge che il presidente del Consiglio italiano ha reso una "serie di servigi ai padroni israeliani" con le dichiarazioni fatte durante la sua visita in Israele.

"Dopo aver sparato dichiarazioni decisamente discutibili sull'Iran - afferma il sito - il premier italiano è arrivato a dire che la guerra contro Gaza fu giusta, calpestando così i cadaveri di 1.400 civili palestinesi uccisi l'anno scorso da Israele durante tre settimane di folli bombardamenti".Nei confronti dell'Iran, invece, si aggiunge nel commento, Berlusconi, "prima e durante la visita in Israele aveva rivolto all'Iran tutte le accuse possibili, ad iniziare da quella di voler sviluppare armi nucleari".

"Noi siamo al servigio dei nostri valori e dei nostri ideali. Questi dicono che l'Olocausto è stata la più grande tragedia dell'umanità" ha replicato il ministro degli Esteri, Franco Frattini. "Confermiamo che Israele è uno Stato libero e democratico che deve essere difeso", ha aggiunto.

4 febbraio 2010

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